Budrio (Bologna), 18 dicembre 2017 - Le saracinesche abbassate del bar della Riccardina a Budrio, e il freddo gelido che si accompagna a un sole inusuale, il cielo azzurro. La Volkswagen Golf, grigio metallizzato, si scorge in lontananza. Alla guida c’è Emanuele Verri e al suo fianco la sorella Francesca, che hanno perso il padre Valerio, ucciso dal killer Igor. É la donna che per prima scende dall’auto: «Nulla di speciale, siamo qui per una visita di cortesia», sottolinea.
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E il fratello subito aggiunge: «É finito un incubo, ma la sofferenza resta. Ci sentiamo solidali con Maria, la moglie di Davide Fabbri. Abbiamo subìto anche noi una tragedia immane – continua Emanuele – a causa dello stesso assassino. Da tempo volevamo parlarle di persona. Con la cattura di Igor e il Natale alle porte, siamo venuti qui per salutarla e starle vicino. Conosciamo bene i sentimenti che sta provando Maria. Azioni legali contro il killer? No. Siamo qui per parlare la vedova, fra persone vittime della stessa tragedia».
Nel frattempo, una delle saracinesche si alza un centimetro alla volta: c’è un’amica di Maria dietro il vetro che accoglie con un sorriso i Verri e li conduce dalla vedova Fabbri. Sulla soglia c’è Maria: «Grazie per essere venuti. Sono contenta che abbiate deciso di incontrarmi. Le nostre famiglie, dopo tante sofferenze, meritano giustizia. Perché nessuno potrà mai restituirci i nostri cari, ma almeno l’assassino deve pagare per i crimini che ha commesso. Quello che subirà, per quanto pesante, non basterà mai a risarcirci. Però non sarà più libero di fare del male ad altre persone. Certo, non può restare impunito».
Poi l’attenzione si sposta su altro: come ognuno passerà il Natale e il fatto che si spera col tempo di mettersi alle spalle i mesi passati guardando il telefono, in attesa di una buona notizia.
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Appena un’ora passata chiacchierando e poi i Verri ripartono. Arriva anche il presidente degli amici di Davide Fabbri, Augusto Morena: «Sono contento dell’incontro. Da mesi telefonavo a Francesca Verri e speravamo in questa chiacchierata tra famiglie. Momento migliore della cattura di Igor non si poteva trovare. Due famiglie che hanno subìto una tragedia e che si ritrovano unite, ricordando i loro cari. La nostra battaglia non finirà con l’arresto di Igor: non dovrà più accadere che criminali espulsi restino in Italia. E soprattutto i familiari della vittime non devono restare soli. In tutti questi mesi Maria ha potuto contare soltanto sul supporto di parenti e amici».
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