"Igor non si farà prendere vivo". Con il cellulare nella zona rossa delle ricerche

I nuovi sviluppi delle indagini e le dichiarazioni dell'ex compagno di cella: "È un lupo solitario, si prepara allo scontro finale" Igor, il blitz a Marmorta: "Ha fatto un balzo da tigre, l'ho visto fuggire"

Militari dell’Arma perlustrano cortili e viottoli

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Bologna, 13 aprile 2017 - Igor Vaclavic o Ezechiele Norberto Feher? Due nomi, due identità per descrivere una sola persona: il killer che la sera del primo aprile ha ammazzato il barista di 52 anni Davide Fabbri, alla Riccardina di Budrio, e sabato scorso ha ucciso la guardia provinciale di 63 anni Valerio Verri a Portomaggiore (Ferrara). Un uomo, Vaclavic/Feher, descritto da tutti come un lupo solitario.

Talmente solitario che anche il cellulare in suo possesso i mesi prima dell’omicidio di Fabbri, come risulta agli inquirenti, veniva utilizzato solo per navigare su internet e aggiornare il suo profilo Facebook. Nessuna telefonata in uscita o in ingresso, nessun contatto con amici o conoscenti, ragazze o compagne. La sua vita, seguendo le celle telefoniche a cui si attaccava il cellulare, era quella di un nomade, che vagava tra le campagne soprattutto tra le province di Bologna, Ferrara e Ravenna, senza mai fermarsi in un luogo preciso o per troppo tempo.

 

Era un lupo solitario, quindi, Vaclavic e lo conferma anche chi con lui ha condiviso gli anni di carcere. «Non scriveva lettere e non ne riceveva. In galera lo veniva a trovare nessuno e non gli inviavano soldi – racconta un suo compagno di carcere, che vuole restare anonimo –. Era una persona strana, taciturna. Non parlava quasi mai con gli altri detenuti». Le poche cose che diceva, a quanto sembra, erano tutte frottole. «Raccontava di chiamarsi Igor Vaclavic, di essere russo, di aver vissuto in Siberia, di avere una moglie e una figlia, ma che quando ha disertato ha messo una croce sopra la sua famiglia – continua il compagno di cella di Vaclavic –. Il nome Ezechiele? Lo ha scelto in carcere quando si è battezzato e si è convertito al cristianesimo».

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Igor, inoltre, raccontava anche di avere un lavoro vicino Ferrara. Una voce che sarebbe girata anche in ambienti investigativi. Vaclavic, infatti, sembra abbia fatto il bracciante agricolo per alcuni anni, anche se questo è un particolare che non trova fondamento agli accertamenti della Procura. «Le rapine per Igor erano un diversivo, un divertimento, perché un lavoro diceva di averlo. Infatti rubava 100, 150 euro – continua l’ex compagno di cella –. Mi raccontò che era in carcere per aver rapinato il sindaco di Argenta con l’arco e di vivere solo in casolari abbandonati». Uscito di galera, poi, Igor sembra abbia cercato di mantenere i rapporti con chi aveva conosciuto in carcere.

«Un giorno ho ricevuto la sua richiesta di amicizia su Facebook. Mi ha detto di essersi trasferito a Valencia, di aver cambiato vita e di fare il gigolò – prosegue l’uomo –. Quando poi ho sentito che lo accostavano all’omicidio di Budrio non potevo crederci perché io ho conosciuto un altro Igor, ma quando ho visto che non riuscivano a trovarlo ho capito che era stato lui». Per l’ex compagno di cella di Igor, allora, anche questa fuga, per Vaclavic, potrebbe essere «semplicemente una sfida – conclude l’anonimo –. A parte il barista di Budrio, ha sparato solo a persone armate per procurarsi un’arma, perchè si sta preparando allo scontro finale. Non si farà mai prendere vivo».

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