Bologna, infezioni sessuali: il ritorno della sifilide

In aumento i giovani colpiti dalla malattia. La dermatologa: "L’informazione è molto scarsa"

Il centro Malattie a trasmissione sessuale del Sant’Orsola vede circa 3.500 nuovi pazienti l’anno

Il centro Malattie a trasmissione sessuale del Sant’Orsola vede circa 3.500 nuovi pazienti l’anno

Bologna, 19 gennaio 2018 - Riemerge la sifilide, malattia che sembrava scomparsa, con altre infezioni sessualmente trasmesse. E gli ambulatori della Dermatologia del Sant’Orsola sono sempre più frequentati, con un incremento del numero dei giovani.

Professoressa Antonietta D’Antuono, quando è iniziato l’aumento dei casi di sifilide?

«Nei primi anni Duemila – risponde la responsabile del centro Malattie a trasmissione sessuale – perché prima vedevamo 20 nuovi casi di infezione attiva, poi sono diventati 60 e infine l’andamento si è stabilizzato tra i 70 e gli 80 casi. Dal 2010, inoltre, stiamo assistendo a un nuovo aumento: 192 casi nel 2013, 170 nel 2014, 223 nel 2015 e 216 nel 2016».

Chi sono i più colpiti?

«Uomini per due terzi e nel 70% omosessuali (Msm), ma ci sono anche persone che hanno rapporti con uomini e donne e persino donne incinte che scoprono l’infezione durante i controlli in gravidanza».

Quanti sono i giovani?

«Nel centro Malattie a trasmissione sessuale arrivano complessivamente 3.500 nuovi pazienti all’anno e gli under 25, con un trend in aumento negli ultimi due anni, sono il 25%. Le visite complessive, compresi i controlli, sfiorano quota 30mila. Abbiamo notato che sono in crescita i giovani che si presentano per fare gli esami di profilassi per le Mst, forse per paura o per maggiore consapevolezza, e in questo sono agevolati dall’accesso diretto».

Quindi per la visita non serve l’impegnativa del medico?

«No, non è necessario, ci si può presentare direttamente tutte le mattine, dal lunedì al venerdì, senza pagare il ticket».

Come si trasmette il contagio della sifilide?

«Per via sessuale e, più in generale, attraverso il sangue, quindi attraverso contatti con le zone infette se sono presenti ferite o ulcere. E se una donna è in gravidanza può trasmette la malattia al feto».

Quando scatta il campanello d’allarme?

«Nel momento in cui compare una piccola ulcerazione nelle parti intime che poi però sparisce spontaneamente. Ma non è sintomo di guarigione, perché l’infezione poi passa nel sangue e provoca successivamente un’eruzione cutanea. E può interessare altri organi interni, fino al sistema nervoso».

Come si arriva alla diagnosi?

«Il sospetto clinico viene confermato dagli esami del sangue specifici».

Per voi specialisti, questa recrudescenza come si spiega?

«L’informazione sulla sifilide è scarsa. E quando si era diffusa la paura dell’Aids, per un po’ di tempo le persone si sono protette durante i rapporti sessuali. Forse oggi assistiamo a un cambiamento dei costumi, con un abbassamento della guardia rispetto alle misure di protezione e a una maggiore circolazione del Treponema pallidum, il batterio che provoca la sifilide».

Le cure sono efficaci?

«Sì, l’antibiotico penicillina dà buoni risultati. Occorre però eseguire controlli periodici prolungati nel tempo e cercare di non re-infettarsi».

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