Bologna, picchiato a sangue in via dell'Unione, il racconto choc

L'insegnante 71enne: "Ho chiesto di abbassare la voce e mi hanno pestato in cinque"

Le macchie di sangue rimaste davanti al portone dove vive  il 71enne in via dell’Unione

Le macchie di sangue rimaste davanti al portone dove vive il 71enne in via dell’Unione

Bologna, 24 aprile 2017 – Ha chiesto solo che abbassero la voce perché era quasi l’una di notte e i loro schiamazzi si sentivano in tutta la strada. Per tutta risposta, loro l’hanno picchiato a sangue facendolo finire al Maggiore con un ematoma alla testa, varie ferite al volto e tre costole rotte (30 giorni di prognosi). E’ accaduto sabato sera in via dell’Unione, in piena zona Universitaria.

Lui è un insegnante in pensione delle Aldini di 71 anni che vive solo in un appartamento al piano terra, loro sono 5 magrebini poi fuggiti e ora ricercati dalla polizia. Sotto i portici sono rimaste le macchie di sangue dell’uomo, la cui unica colpa è stata quella di chiedere al branco, in tono educato, un po’ di educazione.

Il pestaggio è stato interrotto da due passanti, un ragazzo e una ragazza, che hanno visto gli aggressori scappare e hanno chiamato ambulanza e polizia.

Mentre parla non riesce a stare fermo. Il dolore è tale che la vittima del brutale pestaggio, un insegnante in pensione di 71 anni, si contorce nel letto della Medicina d’urgenza in cui resterà ricoverato alcuni giorni per motivi precauzionali. Sulla fronte ha una vistosa ferita suturata con tre punti, altri cinque glieli hanno messi sull’arcata sopraccigliare destra. Poi c’è l’ematoma alla nuca, la cosa più preoccupante (gli hanno già fatto due tac), mentre il dolore deriva soprattutto dalle tre costole rotte.

«Mi hanno picchiato senza motivo – racconta sottovoce –, avevo solo chiesto a quei ragazzi di abbassare la voce perché era quasi l’una di notte. Ma erano aggressivi. E mi hanno aggredito in modo feroce».

Cos’è successo all’inizio?

«Io vivo al piano terra e dalla strada arrivavano voci ad alto volume e schiamazzi. All’ora di andare a letto, verso l’una meno un quarto, sono uscito e ho visto un gruppetto di giovani. Mi sono avvicinato e ho chiesto se potevano abbassare la voce perché a quell’ora nel palazzo volevamo dormire».

E loro?

«Si è avvicinato uno, il più giovane e arrabbiato, e mi ha preso gli occhiali, poi ha cominciato a fare lo spiritoso: ‘Ah, volete riposare a quest’ora? Ma davvero?’».

E poi?

«Dopo si sono avvicinati gli altri quattro e ho pensato che avrebbero fatto ragionare il loro amico. Invece mi sono saltati addosso. Tutti e cinque».

E cos’hanno fatto?

«Mi hanno dato pugni e calci, anche quando sono caduto a terra. Poi ho perso i sensi e quando mi sono risvegliato dopo alcuni minuti c’erano intorno a me un ragazzo e una ragazza ad aiutarmi. Sono stati veramente gentili. Poi sono arrivati l’ambulanza e la polizia».

Che genere di ragazzi erano?

«Abbastanza giovani, tutti magrebini. Mi sembravano ubriachi o forse un po’ fatti, non so. Secondo me erano spacciatori, perché erano molto aggressivi. Non erano i soliti ragazzini del sabato sera, lo dico perché altre volte in passato ero uscito per il rumore e non avevo mai avuto problemi. Invece stavolta l’atteggiamento è stato completamente diverso».

Cinque contro uno. Loro giovani, lei settantunenne...

«Sì, sono stati dei vigliacchi. Peraltro sono convalescente da problemi di salute. Spero che li prendano, certa gente non deve farla franca. Ho qualche timore a espormi troppo perché magari potrebbero venire a cercarmi. Però gente così non deve farla franca».

Da quanto vive a Bologna?

«Dal ’79, sono arrivato dopo la laurea in filosofia e ho insegnato per tanti anni italiano e storia alle Aldini. Non mi era mai capitato nulla di simile, qui ormai è diventato difficile vivere tranquilli. Forse ho sbagliato io a uscire, forse avrei dovuto farmi i fatti miei...».

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