Bologna, sgombero Làbas. Avviso di fine indagine a 11 attivisti

Inchiesta lampo, le accuse sono resistenza e lesioni aggravate a pubblico ufficiale

Sgombero Làbas, lo scorso 8 agosto (foto Schicchi)

Sgombero Làbas, lo scorso 8 agosto (foto Schicchi)

Bologna, 22 settembre 2017 -Una simile velocità non si era davvero mai vista. A nemmeno un mese e mezzo dai fatti, la Procura ha chiuso l’inchiesta sugli scontri avvenuti durante lo sgombero di Làbas dell’8 agosto in via Orfeo e ha inviato l’avviso di fine indagine a 11 attivisti. L’avviso, che di solito precede la richiesta di rinvio a giudizio, è in fase di notifica agli interessati e ai legali. Le accuse sono resistenza aggravata e lesioni aggravate a pubblico ufficiale.

È dunque evidente che in Procura c’è una decisa inversione di tendenza rispetto al passato, quando le inchieste sugli antagonisti duravano anni per poi sfociare in processi che molto spesso morivano mestamente per prescrizione.

Ora, invece, è cambiato tutto. Il nuovo procuratore capo Giuseppe Amato ha impresso fin dal suo arrivo un’accelerazione a tutti i fascicoli, dando come input ai suoi sostituti di chiudere il prima possibile le indagini pendenti da tempo. Quanto ai fascicoli nuovi, poi, il mantra del procuratore è di non tenerli in sospeso inutilmente e di chiuderli il prima possibile, non appena le indagini sono arrivate a un punto fermo e non è possibile raggiungere ulteriori risultati, in un senso o nell’altro. Perciò i pm devono chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione senza indugi.

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Ecco spiegata la velocità con cui è stata definita anche l’inchiesta su Làbas. Il pm titolare del fascicolo, Antonello Gustapane, ha ricevuto nei giorni scorsi l’informativa della digos con gli 11 nomi degli attivisti di Làbas che, dopo una lunga e minuziosa visione dei filmati, sarebbero risultati autori dei gesti violenti verso i poliziotti. In pochissimo tempo, poi, il magistrato ha iscritto i nomi nel registro degli indagati e poi ha scritto gli avvisi dando ordine alla Digos di notificarli agli interessati.

Quel giorno rimasero feriti sette agenti e dodici attivisti di Làbas. Fu una giornata campale, iniziata poco dopo le 7 quando il reparto mobile avanzò verso l’ex caserma Masini occupata abusivamente dal 2012. C’era un decreto di sequestro da eseguire, firmato dallo stesso Gustapane, pendente da mesi. Ma fin dalla 5 del mattino una quarantina di ragazzi si era radunata per resistere allo sgombero.

Quello di Làbas, peraltro, fin da subito è stata un’occupazione diversa dalle altre, nel senso che molte voci si sono alzate prima e dopo lo sgombero in difesa del centro sociale e delle sue attività, come i mercatini del mercoledì, e dei suoi progetti rivolti a bambini, migranti e senzatetto. Ad ogni modo, il blitz di polizia e carabinieri finì con scontri davanti alla sede del collettivo e con il successivo incendio all’interno dell’ex caserma. Nei giorni seguenti, mentre la digos visionava le immagini, è partita la campagna ‘Riapriamo Làbas’ sfociata nel corteo del 9 settembre.

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