Bologna, collettivi contro Don Ciotti, tensione all’università

Gli attivisti di Hobo hanno provato a contestare il prete antimafia per il suo “siamo tutti poliziotti”

Gli attivisti alla porta di Palazzo Malvezzi (Ansa)

Gli attivisti alla porta di Palazzo Malvezzi (Ansa)

Bologna, 30 marzo 2017 – Perfino Don Ciotti finisce nella lista dei ‘cattivi’ stilata dai collettivi bolognesi. Il religioso, fondatore di Libera e da sempre in prima linea nella lotta alla mafia, è - secondo Hobo - da condannare per quel suo grido lanciato pochi giorni fa a Locri: «Siamo tutti poliziotti». Tanto è bastato perché gli attivisti decidessero di andare a contestarlo durante la lezione che ha tenuto, nell’ambito del corso su mafia e antimafia dell’Alma Mater, a Giurisprudenza (FOTO).

Ma il tentativo è amndato a vuoto grazie - appunto - all’intervento delle forze dell’ordine. Nonostante le pressioni degli attivisti sugli uomini della Digos, schierati davanti al portone di via Zamboni 22, per entrare e contestare don Ciotti. Ne sono scaturiti cori contro la polizia finché, di fronte alla richiesta insistente degli studenti, il portone di via Zamboni 22 è stato completamente aperto, consentendo l’accesso in Facoltà, dove sono stati appesi alcuni striscioni, anche contro le forze dell’ordine.

Gli antagonisti, dalla loro pagina Facebook, hanno spiegato che «gli sbirri oggi sono il braccio armato del Pd e del capitale, sono gli stessi che il 9 febbraio hanno devastato il ‘36’».

A seguito della protesta di Hobo, a don Ciotti sono subito arrivati attestati di solidarietà da parte della Regione e del Pd. «L’esempio di don Ciotti è un patrimonio troppo importante per essere oggetto di polemiche decisamente fuori luogo e che nulla hanno a che vedere con lo spirito dell’Università e la passione civile di Bologna», si schiera Simonetta Saliera, presidente dell’assemblea legislativa. Critiche al collettivo Hobo, inoltre, sono arrivate da Ernesto Carbone, deputato del Pd: «È inaccettabile che un gruppo di fascisti si permetta di appropriarsi della vita universitaria di una città – ha detto Carbone –. Hobo non è un collettivo, è un’associazione a delinquere che sceglie di contestare chi come Don Ciotti si batte contro le mafie».

«In tutti questi anni non abbiamo solo ricevuto minacce, ma anche qualcosa in più. Non è questo che cambia la direzione del nostro impegno, anzi, lo rafforza sempre di più», ha detto il fondatore di ‘Libera’ don Luigi Ciotti, per inaugurare il corso universitario ‘Mafie antimafie’. «Non posso dimenticare - prosegue don Ciotti - quando tre anni fa Totò Riina, intercettato a sua insaputa in carcere, aveva espresso il desiderio di farmi fare la fine di don Puglisi: non sono certo le scritte dei giorni scorsi che fermano un percorso, anzi lo rafforzano perché sono tante le realtà che crescono, s’impegnano e si mettono profondamente in gioco. Poi c’è Luigi Ciotti, c’è un ‘noi’ che si è costruito e si continua a costruire nel Paese».

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