Bologna, don Matteo Prodi si dimette. "Non a tutti piace la mia vita"

Addio polemico, e a sorpresa, del nipote dell’ex premier che lascia la parrocchia di Ponte Ronca a Zola. Oggi l'incontro con Zuppi

Don Matteo Prodi lascia a sorpresa la parrocchia di Ponte Ronca

Don Matteo Prodi lascia a sorpresa la parrocchia di Ponte Ronca

Bologna, 25 settembre 2017 - Don Matteo Prodi lascia la parrocchia di Ponte Ronca. Ieri mattina, con un annuncio a sorpresa, al termine della messa, il sacerdote (nipote dell’ex premier Romano Prodi), che nel 2005 era subentrato a don Mario Fini, ha comunicato ai suoi fedeli la decisione di lasciare la comunità che ha guidato per dodici anni.

Oggi, secondo quanto ha chiarito, porterà al vescovo Zuppi la lettera di rinuncia e dimissioni. Le anticipazioni di una sua possibile dipartita si rincorrvano da diversi mesi, e lui stesso, in colloqui con i collaboratori più vicini, non faceva mistero di essere vicino al termine della sua esperienza nella frazione di Zola Predosa. Dal contenuto della lettera di congedo che ha letto ai suoi parrocchiani, e poi pubblicato su Facebook, emergono però chiari i contorni di una situazione che è precipitata nell’ultimo anno, fino alla decisione repentina. «Non mi voglio soffermare sulle cause di questo avvicendamento alla guida della parrocchia; il vescovo mi disse già molti mesi fa che 10 anni erano abbastanza; la necessità di creare unità pastorali ha dato pure il suo contributo; ma le grandissime difficoltà che ho sperimentato, soprattutto l’ultimo anno, hanno, sicuramente, accelerato il processo», scrive all’inizio di una lettera nella quale ribadisce il profondo legame di affetto con la sua comunità.

Qualcosa però negli ultimi mesi era cambiato. Don Matteo lo ha detto e lo ha scritto senza giri di parole: «Non a tutti è piaciuta o piace la mia vita; a nessuno, però, era lecito portare in pubbliche piazze valutazioni negative su di me, che hanno fatto male a me ma soprattutto alla comunità. Non sono una persona che coltiva rancori o cerca vendette; mi chiedo solo perché e a che cosa è servito. Gesù schiaffeggiato nel processo chiede: perché?», riferendosi evidentemente a comportamenti e fatti gravi che hanno indotto il sacerdote (che negli ultimi mesi era stato criticato per avere ospitato alcuni profughi in canonica) a lasciare improvvisamente la sua parrocchia. «Io non avrò una parrocchia, andrò ad officiare in zona santa Rita di via Massarenti, e per il resto continuerò a fare quello che ho fatto in questi anni», conclude. 

«La vita futura che io farò è pienamente concordata con l'arcivescovo, dopo un lungo periodo di discernimento». Ha aggiunto don Matteo Prodi. Le dimissioni sono un atto tecnico e dovuto: «E questo perché il diritto canonico - spiega - tutela talmente tanto la figura del parroco che senza le sue dimissioni non è possibile fare nulla, né spostarlo, nè nominarne uno nuovo». Don Prodi chiarisce insomma che tutto si è svolto in sintonia con il vescovo.

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