Acqua agli occupanti, Merola e Frascaroli verso l’archiviazione

Si allarga invece il fronte su sgomberi, ‘talpe’ e iter amministrativi

Un momento dello sgombero della palazzina ex Telecom di via Fioravanti

Un momento dello sgombero della palazzina ex Telecom di via Fioravanti

Bologna, 15 gennaio 2016 - Si profila una richiesta di archiviazione per l’inchiesta sul riallaccio dell’acqua a due palazzi occupati che vede indagati il sindaco Virginio Merola e l’assessore al Welfare Amelia Frascaroli. Il fascicolo, che ha suscitato in città polemiche a non finire tanto da sfociare nelle querele (poi ritirate) dei pm Antonella Scandellari e Antonello Gustapane nei confronti dei consiglieri comunali Claudio Mazzanti del Pd e Cathy La Torre di Sel, sembra infatti destinato a non tradursi mai in richieste di rinvio a giudizio. Gli inquirenti, sulla scorta delle indagini della Digos, si sarebbero convinti che nei due casi in questione – cioè gli immobili occupati di via Fioravanti e via De Maria – sussistevano la scusante dello stato di necessità. Proprio come aveva sempre sostenuto Merola: "Ho preso la decisione di riallacciare l’acqua – si è più volte difeso – perché c’erano l’urgenza e la necessità di tutelare interessi dei soggetti vulnerabili, minori compresi".

Merola, assistito dall’avvocato Vittorio Manes, è indagato per abuso d’ufficio per aver violato il Piano casa (cioè la legge voluta dall’ex ministro Maurizio Lupi che vieta di allacciare le utenze agli immobili occupati) e nelle settimane scorse è stato interrogato in Procura. La Frascaroli risponde dello stesso reato, ma non è stata interrogata. Uno dei due palazzi, l’ex Telecom di via Fioravanti, nel frattempo è stato sgomberato e in effetti al suo interno la polizia ha trovato molti bambini. E tanti minori vivono tuttora nello stabile di via De Maria. Lo stato di necessità di proteggerli, dunque, sarebbe alla base della futura richiesta di archiviazione dei pm, che avrebbero accolto la linea difensiva di Merola.

Mentre dunque sembra chiudersi positivamente un capitolo per il Comune, un altro è destinato invece ad allargarsi ed è quello delle inchieste sui mancati sgomberi. Anche in questo caso è indagato il sindaco, per il mancato sgombero di Atlantide e, dopo l’esposto dei residenti, con tutta probabilità lo sarà anche per la mancata liberazione dell’immobile di Mura di Porta Galliera. Ma l’indagine potrebbe appunto allargarsi ad altre persone e altre occupazioni, esplorando aspetti finora non contestati, oltre a quello già noto delle ‘talpe’ che avrebbero avvertito le famiglie degli imminenti sgomberi. Sotto l’occhio degli investigatori, inoltre, ci sarebbe il delicato passaggio grazie al quale gli occupanti escono dalla condizione di illegalità per diventare legali assegnatari di alloggi da parte del Comune.

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