Scontro sui migranti, scintille tra vescovi e Regione

Pochi profughi in Emilia Romagna: polemica sul rapporto Migrantes

Monsignor Giancarlo Perego e l’arcivescovo Matteo Zuppi A destra, la vice-presidente della Regione Elisabetta Gualmini

Monsignor Giancarlo Perego e l’arcivescovo Matteo Zuppi A destra, la vice-presidente della Regione Elisabetta Gualmini

Bologna, 20 ottobre 2016 -  L’Emilia Romagna è ultima nella classifica delle regioni che accolgono chi fugge dalla guerra. Il 25° rapporto Caritas – Migrantes illustrato ieri a Bologna consegna alla nostra regione questa maglia nera segnando come vi siano due rifugiati ogni mille abitanti, mentre in regioni più piccole e dove la crisi morde di più il numero sia molto più alto, ad esempio in Molise il numero sale a 11 ogni mille abitanti.

Il dato numerico è condiviso dalla Regione Emilia Romagna, ma ne viene fatta una lettura diversa, innescando così una polemica tra la regione stessa e la Conferenza Episcopale Italiana. «Questo non è un bel numero – spiega il direttore fondazione Migrantes, monsignor Giancarlo Perego – in Emilia Romagna gli immigrati economici sono circa 536mila, oltre il 12% della popolazione, un dato che la porta ad essere prima in Italia. Le porte, invece, si chiudono per chi ha ottenuto asilo e il gesto è motivato dalla paura, ma davvero possiamo pensare che per Bologna possa essere un’emergenza ospitare mille persone? Durante la prima guerra mondiale, dopo Caporetto, le famiglie emiliano romagnole accolsero 60mila immigrati per tre anni».

L’arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi prova a guardare avanti, suggerendo la strada per uscire da quella che non si vuole chiamare emergenza: «Il 60% della persone che votano a Bologna non sono nate a Bologna. Io non credo che una città così abbia perso la sua capacità di accogliere, penso, invece, che ci si arrenda davanti alle difficoltà perché non esiste un percorso di accoglienza. Manca un sistema che indirizzi il rifugiato verso le realtà o le famiglie che lo possono accogliere. In questo modo si arriva alla situazione che sta vivendo adesso il nostro prefetto, che sta lavorando giorno e notte sperando di avere risposte affermative alla sua richiesta di trovare la giusta collocazione per tutti i rifugiati che sono affidati alla città. Noi stiamo facendo la nostra parte, anzi mi verrebbe da dire che tutti stanno facendo la loro parte, ma le nostre risposte non sono organizzate, quindi si disperdono».

Nonostante i toni più concilianti di Zuppi, non si fa attendere la replica della vice presidente della regione Emilia Romagna, Elisabetta Gualmini. «Rimango molto perplessa di fronte alla interpretazione della Fondazione Migrantes. Non ha molto senso paragonare i cittadini stranieri residenti nella nostra regione da oltre 30 anni con i richiedenti asilo negli ultimi 4 anni perché i due fenomeni sono radicalmente diversi. In entrambi i casi siamo una delle regioni che accoglie di più, non in termini relativi, ma in termini assoluti, provando anche ad inserirli nel mondo del lavoro con oltre 1.000 profughi impegnati in attività di pubblica utilità».

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