Islam a Bologna, la comunità vuole la prima moschea

Lo chiede il presidente della comunità Yassime Lafram. “L’integrazione passa anche attraverso i luoghi“

Yassine Lafram con l’arcivescovo Metto Zuppi (Schicchi)

Yassine Lafram con l’arcivescovo Metto Zuppi (Schicchi)

Bologna, 15 dicembre 2016 – Benvenga la mappatura dei luoghi di culto islamici in Emilia-Romagna presentati oggi in Regione. Strumento che serve – avverte assine Lafram, presidente della Comunità islamica bolognese – “soprattutto per regolare le sale di preghiera al momento attive”. Ma, in prospettiva, “è ovvio che diventa un primo passo perché un giorno si possa arrivare ad avere una vera moschea nel rispetto del paesaggio urbanistico di Bologna. E che non sia una cattedrale nel deserto. L’integrazione delle persone passa anche dall’integrazione dei luoghi“.

“Insieme al Comune stiamo cercando di risolvere” le relazioni non proprio strettissime avute sinora con le istituzioni. In particolare, spiega Lafram, “ci preoccupa che non sia stato ancora individuato un modello da seguire per aprire o risanare un luogo di culto. Non chiediamo una legge regionale - precisa il portavoce dei musulmani di Bologna - ma un iter, un percorso chiaro che dia garanzie anche alle comunità islamiche”.

La prima vera moschea di Bologna però, mette in chiaro sin d’ora Lafram, “non dovrà essere una cattedrale nel deserto. Dobbiamo parlare anche dell’integrazione dei luoghi, non solo delle persone. Perché è assurdo chiedere ai musulmani di integrarsi in città, purché tengano lontano i loro luoghi di culto. Questo rischia di creare un handicap nel percorso di integrazione e di convivenza”.

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