Bologna, il nipote tutore deruba la zia. Condannato a 4 anni e mezzo

Ha fatto sparire circa 270mila euro, i parenti: "Una causa al ministero per il mancato controllo del giudice"

A Bologna il caso del nipote tutore che ha derubato l'anziana zia (Spf)

A Bologna il caso del nipote tutore che ha derubato l'anziana zia (Spf)

Bologna, 24 agosto 2017 - Nominato tutore dell’anziana zia, avrebbe dovuto occuparsi di tutte le necessità della donna e, soprattutto, amministrare saggiamente il suo e patrimonio. Invece il nipote, nel giro di appena tre anni, ha fatto sparire la bellezza di 270mila euro. Soldi finiti non si sa dove, mentre la zia era ospite di una casa di riposo, completamente all’oscuro di tutto. L’ennesima storia di parenti serpenti si è conclusa nei giorni scorsi davanti alla Cassazione con la condanna a quattro anni e mezzo per peculato del tutore, Danilo De Giovanni, 63 anni, residente in città. Ma non è finita qui, perché ora i parenti dell’anziana vogliono far causa al ministero della Giustizia per il mancato controllo dell’operato del tutore da parte dell’ufficio del giudice tutelare. E ancora. Visto che De Giovanni aveva iniziato l’iter per diventare tutore anche dello zio, cioè il fratello della donna depredata, gli altri familiari sono stati ‘costretti’ a organizzare un matrimonio in fretta e furia per sottrarre il parente (e i suoi averi) dalle mani di De Giovanni.

La storia inizia tanti anni fa, nel febbraio 2002, quando la zia, Rina Magagni, 89 anni, viene interdetta: all’inizio viene nominato tutore il fratello novantenne Rino e tutto fila liscio fino al marzo 2004, quando Rino rinuncia all’incarico e subentra il nipote. Da quel momento nulla va più per il verso giusto. Come scrivono i giudici nella sentenza, infatti, il patrimonio della zia, composto da titoli e somme depositate su un conto corrente, sparisce in soli nove mesi, cioè da marzo a dicembre 2004, passando da 289mila euro a 24mila. Poi, al momento della morte della donna nel novembre 2007, tutto quello che resta da spartire fra gli eredi ammonta ad appena 20mila euro. A quel punto partono le denunce e il lungo iter giudiziario finisce appunto in Cassazione nelle settimane scorse con la condanna per peculato di De Giovanni, assolto invece dalle accuse di falso e truffa. Nel processo l’interessato, a cui di recente è stata revocata la gestione dello stadio comunale di San Lazzaro che aveva come presidente di una società sportiva, si è difeso tramite i legali sostenendo di aver speso il denaro per pagare le rette della casa di riposo. Perizie alla mano, però, i giudici hanno bocciato quella tesi, visto che l’anziana percepiva anche una pensione. L’amara realtà è che i soldi sparirono dal conto su cui l’unici legittimato ad operare era De Giovanni. Il quale, peraltro, in tre anni non ha mai presentato i rendiconti previsti dalla legge.

Proprio su questo punto l’avvocato che assiste gli altri eredi dell’anziana, Stefano Leone (nel penale assistiti dall’avvocato Giovanni Lenzi), sta preparando una causa di risarcimento danni nei confronti del ministero della Giustizia: «A nostro avviso – dice il legale – ci sono state mancanze da parte dell’Ufficio del giudice tutelare che avrebbe dovuto controllare i rendiconti. Abbiamo già trovato precedenti in tal senso, il ministero ne deve rispondere». Infine, ecco l’ultimo, singolare evento di questa dynasty. Visto che De Giovanni nel 2008 voleva essere nominato tutore anche di Rino, il fratello di Rina, la famiglia, che ormai aveva compreso la situazione, organizzò un matrimonio ‘riparatore’, nel senso che doveva riparare il patrimonio dell’avidità del nipote. E così nel 2009 Rino, allora 97enne, sposò la sua Ines, compagna di una vita, allora 89enne, con una splendida e commovente cerimonia in Comune. In questo modo Ines divenne l’unica erede di Rino, escludendo De Giovanni. Dunque questa brutta storia ebbe almeno un risvolto positivo, le nozze fra due novantenni innamorati.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro