Bologna, 9 novembre 2017 - La Corte d'assise d'appello ha confermato l'ergastolo a Nicola Nanni, 54 anni, accusato dell’omicidio della madre Tommasina Olina, pensionata di 78 anni trovata con il cranio fracassato nella sua casa di Badolo quasi 18 anni fa, il 6 gennaio 2000.
Il delitto di Badolo è un ‘cold case’ riemerso dopo anni di silenzio, visto che all’inizio l’indagine fu archiviata senza colpevoli. Poi, nel 2009, l’inchiesta fu riaperta dai carabinieri e dal pm Stefano Orsi che fecero eseguire nuovi accertamenti, compreso quello del Dna sulla presunta arma del delitto: tracce di Nanni furono infatti trovate sul manico di un’accetta, sulla cui lama c’erano invece tracce della vittima.
Nel maggio 2016 il figlio era stato condannato in primo grado all’ergastolo. La sentenza d’appello è arrivata oggi.
"Ancora una volta rimaniamo sbalorditi dalla sentenza di condanna", è il commento degli avvocati Pietro Giampaolo e Andrea Speranzoni alla conferma dell'ergastolo per Nanni. La difesa annuncia il ricorso in Cassazione. "Il supplemento dell'istruttoria invocato dalla difesa - dicono i difensori in una dichiarazione - aveva infatti demolito il valore della testimonianza acquisita dai carabinieri nove anni dopo l'omicidio, ritenuta il punto chiave in fatto della motivazione di primo grado. Certamente impugneremo per rivendicare l'innocenza del nostro assistito e restiamo in attesa della motivazione per esaminare come la Corte si confronterà con gli esiti delle prove scientifiche acquisite, tutte, sottolineiamo tutte, univoche in merito all'estraneità di Nicola Nanni nell'omicidio della propria madre, nonché con l'assoluta mancanza del movente".
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