Ospedale Sant’Orsola, incubo della sosta con le ganasce-lampo

Auto bloccate al pronto soccorso ginecologico: "La ditta interviene prima di potere fare il pass"

Un'auto a cui sono state messe le 'ganasce'

Un'auto a cui sono state messe le 'ganasce'

Bologna, 6 febbraio 2017 - "La mia compagna, al settimo mese di gravidanza, stava male. Ho parcheggiato al volo l’auto di fronte al pronto soccorso ginecologico del Sant’Orsola, con lei che non ce la faceva neppure a camminare. L’ho accompagnata dentro e ho aspettato che la prendessero in carico. Quanto sarà passato? Neppure dieci minuti. Sono uscito e avevo le ganasce alla macchina". La storia che racconta Matteo è solo una delle tante che, ogni giorno, turbano la già complessa situazione di chi, non certo per divertimento, si trova a dover far ricorso alle cure del pronto soccorso ginecologico (e di quello pediatrico) del policlinico. Il problema, che lamentano gli utenti, ma anche diversi medici al lavoro nella struttura, è l’eccesso di ‘zelo’ degli addetti al parcheggio, servizio appaltato alla ditta Grossi.

La questione è presto detta: di fronte all’ingresso del pronto soccorso che affaccia su via Massarenti ci sono i posteggi riservati ai medici, quelli per i disabili e tre posti per le urgenze degli utenti. Per aver diritto a parcheggiare nei tre stalli, è necessario dotarsi, all’accettazione, di un pass, che viene rilasciato dopo la compilazione di un apposito modulo. Una procedura che, in un modo o nell’altro, richiede sempre almeno una decina di minuti. «Il problema è che gli addetti al parcheggio non li aspettano, questi dieci minuti – continua Matteo –. Arrivano e mettono le ganasce. Quando sabato li ho chiamati, la prima cosa che mi hanno chiesto sono stati i 90 euro per togliere i blocchi alle ruote. Gli ho risposto che ero appena arrivato e dovevo fare il pass, che potevano chiedere al triage per verificare. Non gli interessava. Allora gli ho detto che avrei chiamato i carabinieri. A quel punto la situazione è rientrata. Ma la cosa resta vergognosa».

In un'ora di appostamento fuori dal policlinico, in effetti, si nota come il furgoncino bianco della ditta effettui passaggi continui nel parcheggio, circa ogni dieci minuti. Diversi utenti, per evitare la ‘sorpresa’ in cui è incorso Matteo, aspettano i propri cari in auto. La rapidità d’azione dei dipendenti della ditta di rimozioni è una questione con cui devono fare i conti ogni giorno anche i dipendenti del Sant’Orsola. Una dottoressa arriva alle 11 e resta in attesa un’ora di fianco alla sua auto. «Devo attaccare alle 13,30, speriamo che qualcuno se ne vada prima, altrimenti non farò pranzo», racconta, quando è già mezzogiorno. Lasciare l’auto incustodita non se ne parla: «Qui i posti sono contati – spiega – e per riuscire a parcheggiare negli spazi riservati bisogna arrivare almeno un’ora prima di attaccare al lavoro. È uno stress, ma se non si fa così le ganasce sono dietro l’angolo».

Il problema, per la dottoressa, è alla base: «Le regole d’appalto, a mio avviso, sarebbero da rivedere – dice – qui non servono i passaggi continui della ditta, buoni solo a fare cassa sulla pelle di chi lavora e di chi ha famigliari al pronto soccorso: sarebbe più opportuno che ci si attrezzasse con un parcheggiatore, così da vigilare anche su chi effettivamente, anche tra i medici e il personale sanitario, ha diritto al parcheggio. Spesso alcuni colleghi, anche se non sono di turno, lasciano la macchina parcheggiata qui e vanno a fare i loro giri in centro. Hanno il permesso, quindi sono in regola: ma chi deve lavorare poi non trova posto. Se si arriva alle 12,30 qui ci sono cinque o sei auto già in fila...». Lei, alle 12,20 trova un posto. Subito dopo arriva un’altra dottoressa. Esce dall’auto, si guarda intorno. E aspetta il suo turno.

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