Padre e figlia, stessa operazione e stessa équipe 31 anni dopo

Entrambi soffrivano di una atresia dell’arteria polmonare congenita

L’equipe al completo

L’equipe al completo

Bologna, 18 agosto 2016 - Padre e figlia, nati con la stessa cardiopatia congenita, sono stati salvati dalla medesima équipe del Sant’Orsola a distanza di 31 anni. “Dagli esami prenatali abbiamo saputo che la nostra seconda bambina aveva un problema – racconta il giovane padre – e quando ci è stato detto che si trattava di una malattia cardiaca come la mia, abbiamo pensato che la gravidanza poteva andare avanti ugualmente. Sulla nostra decisione ha influito il fatto che avevo accanto i medici che conosco da tutta la vita. Se hanno guarito me, perché non potevano salvare anche mia figlia? Nel frattempo tecnologia e scienza hanno fatto passi da gigante. Così mia figlia è nata il 14 luglio e dopo una settimana è stata operata. Il giorno dell’intervento la presenza del professor Bonvicini mi ha dato tranquillità, come accadeva quando veniva a visitarmi quando ero io a uscire dalla sala operatoria. Ora siamo già a casa. Ringrazio tutti i medici che tengono sotto controllo me e la bimba”.

Marco Bonvicini, direttore della Cardiologia pediatrica, da dicembre confluita nel nuovo polo cardio-toraco-vascolare del Policlinico, ha seguito da vicino la crescita del bambino diventato uomo e padre di una neonata con la stessa malformazione cardiaca. “Si tratta dell’atresia dell’arteria polmonare – spiega il professore – e vuol dire che non si sviluppa il collegamento tra il ventricolo di destra con l’arteria polmonare e così il sangue dopo la nascita non riesce ad arrivare ai polmoni per ossigenarsi. Le cardiopatie congenite hanno un’incidenza dell’8 per mille neonati e si sale al 5% dei bimbi se uno dei due genitori ne soffre. Con la bambina eravamo pronti, è iniziata subito una terapia farmacologica e poi sono intervenuti i cardiochirurghi. Con il padre, invece, il primo intervento fu un’urgenza”.

Bonvicini allarga il discorso. “L’aspetto più bello di questa storia è la serenità del padre. Avere un bambino con una cardiopatia vuol dire affrontare dei sacrifici, ma la vita del resto ci pone sempre un ostacolo dietro l’altro e ci si deve allenare. Viviamo in un mondo dove tutti sono pieni di paure e il messaggio di questa famiglia è la grande positività”.

Il professor Gaetano Gargiulo, direttore della Cardiochirurgia pediatrica, era in sala operatoria 31 anni fa: “Allora al padre eseguimmo un intervento in urgenza per portare più sangue ai polmoni e poi altre due operazioni per arrivare a una correzione definitiva; mentre la neonata è stata sottoposta dalla nostra équipe, guidata dalla dottoressa Emanuela Angeli, a un primo intervento palliativo, poi la correzione completa arriverà intorno all’anno”. Il papà fa un augurio alla piccola: “So già che dovrà andare spesso in ospedale – dice con realismo – ma auspico che non debba affrontare tanti interventi come me. Spero che abbia un percorso più facile”.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro