Tangenziale, il comitato San Donnino dice no al Passante. Guarda le foto

I cittadini sono in rivolta: "Qui la gente continua ad ammalarsi"

Esponenti del comitato San Donnino con uno dei loro striscioni di protesta (Foto Schicchi)

Esponenti del comitato San Donnino con uno dei loro striscioni di protesta (Foto Schicchi)

Bologna, 17 aprile 2016 - «Noi cittadini ci sentiamo traditi. Allargano la tangenziale senza dirci nulla. E la gente continua ad ammalarsi». LE FOTO

Il comitato San Donnino, zona di confine e battaglie, centro di traversata tra via San Donato e il Pilastro, non ce la fa più. Lo dice chiaramente: la firma in Regione di due giorni fa è una mazzata. Per molti di loro che hanno casa e giardino a mezzo metro dalla tangenziale e che forse si vedranno (ancora) espropriati. Hanno contattato tutti: Merola, Priolo, presidente del quartiere San Donato. «Prima rassicurazioni, poi il silenzio». Poi una raccolta di firme, oltre duemila, per far pesare una protesta che è di vita, prima di tutto. Martedì andranno dall’assessore ai Trasporti in Regione, Raffaele Donini, per chiedere spiegazioni. Intanto alla Croce del Biacco, in via Stradelli Guelfi, hanno appeso da giorni alcuni striscioni di protesta. Tra il rombo dei motori al di là del muro blu di ferro («Hai capito le mitigazioni? Qui sentiamo tutto») l’amarezza è tanta. «Io abito qui – spiega Chiara Marini – e già sono stata espropriata di parte di terreno nel 2008, quando già intervennero per la tangenziale. E ora? Cosa faranno? A saperlo: nessuno ci ha detto nulla, hanno firmato e via. Non ho paura del muro che si avvicina, ma della vita che ci viene tolta: tra rumore e smog non si vive più».

Chiara vive al Biacco e non è la sola a volere delle spiegazioni. Le istanze dei duemila firmatari saranno portate in mano a Donini da una delegazione capitanata da Gianluca Sanfilippo. Al centro non tanto le corsie aggiuntive (a oggi 4), quanto le fasce boschive e le tettoie che sarebbero previste: «Porteremo all’assessore tutte le perplessità – spiega Sanfilippo, portavoce del comitato apolitico che già due mesi fa aveva incontrato il presidente di quartiere Simone Borsari per manifestare il proprio disappunto –. In San Donnino i rischi di ammalarsi sono documentati, c’è un’alta incidenza di pazienti oncologici. Un’infrastruttura del genere vale la vita delle persone? Inoltre – continua – faremo presente che le alternative c’erano: il Passante sud, per esempio, o quella banalizzazione (l’autostrada che diventa a sua volta tangenziale, ndr) che a noi sembra ancora valida».

Paola Fantazzini, anche lei all’ombra del ferro blu in via Stradelli Guelfi da anni, concorda sul problema salute: «Rischi sanitari del genere non sono nemmeno monetizzabili. Ci entrano in casa senza chiedercelo». Raffaella Narciso vive con il marito Angelo e con il figlio in via Goldoni, dove pure il rombo del traffico e la polvere nera sono esperienza quotidiana: «Mitigazioni? Qui si tratta di un pasticcio alla bolognese, con noi cittadini lasciati assolutamente all’oscuro. Prendano esempio da altre città europee, come Amburgo (esempio portato avanti ieri anche dalla candidata a sindaco Lucia Borgonzoni, ndr) e si rimbocchino le maniche».

Il giro di perlustrazione alla Croce del Biacco con il comitato è un assurdo: dal verde dei giardini si passa in un battito di ciglia alla vista del cemento. «Si tratta di un borgo storico che con quest’allargamento perderà 5 case – precisa Gabriella Bravi –. Se ne rendono conto? Nel 2000 il ministero dell’Ambiente aveva già detto che un ulteriore allargamento della tangenziale rappresentava delle criticità e non era possibile. E ora che fanno, a dicembre sono ancora decisi sul Passante nord e poi in un mese cambiano idea? Noi esistiamo, ne siano a conoscenza al Comune e in Regione. E daremo battaglia».

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