Bologna, People Mover, Delbono e 7 assessori devono risarcire Tper per un milione e mezzo

La sentenza della Corte dei Conti. “Grave negligenza e imprudenza, hanno causato un danno erariale”. Pronto il ricorso

Il People Mover è la monorotaia che collegherà aeroporto e stazione Fs

Il People Mover è la monorotaia che collegherà aeroporto e stazione Fs

Bologna, 24 maggio 2017 – A nulla è servita l’assoluzione arrivata in sede penale per abuso d’ufficio e turbativa d’asta per l’ex sindaco Flavio Delbono e un ex assessore, dirigenti comunali e gli allora vertici di Atc e Ccc.

Lo stesso Delbono, questa volta con 7 componenti della sua giunta e un dirigente comunale sono stati condannati dalla Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna a risarcire con un milione e 500mila euro, in parti uguali, la società di trasporto pubblico Tper, ex Atc, per la vicenda del ‘People Mover’.

A tanto ammonta, secondo i giudici contabili, il danno erariale provocato dalla decisione del Comune di autorizzare, con una delibera di giunta di fine 2009, la propria controllata Atc a partecipare alla società di progetto ‘Marconi Express’ prevista nell’ambito della concessione di progettazione, costruzione e gestione della navetta con monorotaia sopraelevata che collegherà l’aeroporto e la stazione di Bologna.

Il bando in ‘project financing’ fu vinto da Ccc, il Consorzio cooperative costruzioni, e per l’opera sono da poco iniziati i cantieri. Con la delibera, si legge nella sentenza, si scaricò «tutto il rischio imprenditoriale relativo alla gestione della concessione sulla società pubblica Atc».

Il giudizio contabile, che potrà ovviamente essere impugnato, era invece a carico di Delbono, degli ex assessori Villiam Rossi, Luciano Sita, Plinio Lenzi, Milena Naldi, Maurizio Degli Esposti, Luisa Lazzaroni e Nicoletta Mantovani, oltre che della dirigente Francesca Bruni.

Per il collegio (presidente Donato Maria Fino) la delibera della giunta dell’1 dicembre 2009 e gli atti conseguenti, cioé la partecipazione di Atc in Marconi Express e la stipula di patti parasociali a gennaio 2010, «hanno sicuramente determinato un radicale mutamento delle condizioni economiche in favore dell’aggiudicatario Ccc».

Nella sentenza si spiega che l’affidamento al socio pubblico della gestione della concessione ha di fatto realizzato la costituzione di una società di progetto ‘mista’, «senza previo espletamento di una procedura di evidenza pubblica, avente ad oggetto sia la scelta del partner privato in qualità di socio, sia l’attribuzione al medesimo ‘dei compiti operativi connessi alla gestione del servizio’», che «al contrario» sono stati fatti gravare sul socio pubblico Atc.

La Corte parla di una «macroscopica violazione dei principi e delle norme di evidenza pubblica», dal momento che il socio pubblico, il Comune, dopo un parere del dirigente Bruni autorizzò l’ingresso in Marconi Express di Atc, interamente pubblica, «permettendo la più volte sostanziale, illecita rinegoziazione dell’assetto d’interessi» derivante dall’aggiudicazione e dal contratto stipulato tra Ccc e il Comune «al di fuori di ogni previsione di lex specialis di gara».

I comportamenti dei condannati furono quindi «connotati da grave negligenza e imprudenza», anche perché – osserva la Corte – si stava parlando dell’infrastruttura più consistente tra quelle previste nel piano triennale per i lavori pubblici. Questa importanza strategica «avrebbe richiesto una ben maggiore attenzione nel valutare tutti i profili di legittimità degli atti posti in essere dall’amministrazione comunale». Il danno, secondo i giudici, è costituito dall’entità dei conferimenti in conto capitale, sostenuti da Atc-Tper, per l’acquisizione della partecipazione nella società di progetto, in cui entrò al 25%.

Anche se i giudici della Corte dei conti dell’Emilia-Romagna «hanno tenuto conto degli argomenti che avevamo dedotto», la loro è una sentenza “oltremodo severa, contro cui ovviamente ci appelleremo». Parlando alla ‘Dire’, il legale dell’ex sindaco di Bologna Flavio Delbono, e dell’ex assessore al Bilancio Villiam Rossi, Giuseppe Morbidelli, chiarisce subito che ricorrerà contro la sentenza dei giudici contabili.

La sentenza – secondo il legale – «non tiene conto di due fatti, che invece provano l’assenza di ‘colpa grave’ da parte dei miei assistiti». In particolare, spiega il legale, «la decisione della giunta si basava sul parere dei dirigenti comunali, visto che si trattava di questioni molto tecniche, quindi in casi simili è difficile parlare di ‘colpa grave’».

In secondo luogo, tira dritto Morbidelli, la sentenza «poggia, tra le altre cose, sui pareri dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, l’attuale Autorità anticorruzione, che in prima battuta aveva ‘promosso’ le decisioni del Comune, cambiando poi idea in un secondo momento». Insomma, per il legale di Delbono ce n’è abbastanza per presentare appello, che tra l’altro, conclude Morbidelli, «sospende l’efficacia esecutiva della sentenza».

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