Bologna, cinque presidi ‘di peso’ vanno in pensione

Dal Galvani al Copernico è rischio reggenza

Sofia Gallo lascerà il Galvani a settembre

Sofia Gallo lascerà il Galvani a settembre

Bologna, 4 giugno 2017 - Grandi protagonisti della storia della nostra scuola, vanno in pensione. Dal primo settembre Sofia Gallo non varcherà più il portone del liceo Galvani; Domenico Altamura del liceo Copernico; Claudia Castaldini del liceo Laura Bassi e del musicale Lucio Dalla («A settembre, mi riprendo la mia vita») e Stefano Mari dell’Istituto comprensivo 8 di via Ca’ Selvatica. In provincia, tocca a Enio Cerè del comprensivo di Minerbio.

Dirigenze pesanti quelle ‘vacanti’ (come si chiamano in burocratese) perché i titolari hanno sfondato il tetto dei quarant’anni tra le aule e anche perché improrogabili. Un bel problema, per l’Ufficio scolastico regionale, sia per l’esperienza necessaria al governo di istituti così complessi sia perché di presidi liberi su piazza non ce ne sono. Le graduatorie sono esaurite da tempo e, salvo arrivi da fuori, un preside che trasloca, ne lascia uno libero dietro a sé che, è molto probabile, andrà a reggenza. Un guaio.

Dodici anni fa, Sofia Gallo entrò al Galvani. Nessuno si aspettava quella nomina. Ma chi la conosceva disse: "Stupirà tutti, farà un ottimo lavoro". E così è stato. Con lei, ma anche "grazie alla mia formidabile équipe", il Galvani è stato rilanciato in grande stile e proiettato verso una dimensione internazionale che ha per interlocutori Francia, Germania, Inghilterra, Cina e Australia. "Porto via moltissimo – spiega Gallo fresca di cavalierato della Repubblica –. Al Galvani sono stata preside di un sistema Italia con Paesi partner". Ma il vero motore del fare della quasi ex preside sono stati loro: i ragazzi, "il vero elemento che ha dato senso alla mia carriera". Ogni decisione era finalizzata a "dare a loro la possibilità di avere standard superiori al nostro sistema. La mia più grande gratificazione è stata aiutarli a realizzare i loro sogni". Tra l’altro in giro per il mondo.

Dal Copernico, ultimo approdo dopo aver guidato ogni genere di istituto (dalla materna al serale dal tecnico fino al liceo), "mi porto via una vita molto ricca", ammette Domenico Altamura che, in una lunga carriera trascorsa senza mai far sconti ai suoi interlocutori, ha gestito scuole in crisi nera, rimettendole in carreggiata alla grande. Un cruccio rimane. "La scuola è ferma – ammette con un pizzico di amarezza –, non riusciamo più a intercettare i ragazzi. La scuola dovrebbe essere un incubatore del futuro e non ci riesce. I giovani sono più avanti di noi; ci travolgono".

Salvo un intermezzo alle Aldini dove fu preside durante la statalizzazione, Mari è legato a materne, elementari e medie. Pioniere in molti progetti (dalla legalità all’integrazione dei disabili) e sempre in prima fila nella strenua difesa della scuola pubblica (fu lui a trovare la strada legale per le notti bianche a scuola), Mari mette negli scatoloni "il tanto fatto, ma ancor più quello lasciato a metà o il da fare, perché ogni anno spostavo l’asticella più in alto". Come, ad esempio, il sistema di autovalutazione interna o il non aver accelerato sulle tanto decantate nuove tecnologie. 

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