Bologna, pronto soccorso in tilt. Sindacati chiedono case della salute

Dopo l'emergenza causata dal picco di influenze e dalle cadute per il ghiaccio

Bologna, pronto soccorso del Rizzoli affollato causa incidenti per maltempo (Schicchi)

Bologna, pronto soccorso del Rizzoli affollato causa incidenti per maltempo (Schicchi)

Bologna, 18 gennaio 2017 - I sindacati entrano in campo su un argomento caldo: l’emergenza Pronto soccorso del periodo natalizio, causata dal picco di influenze, e poi le cadute per il ghiaccio nelle strade venerdì scorso, «mettono in evidenza un tema centrale nella discussione sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, quello di organici adeguati alla domanda».

A rilanciare il tema sono Cgil-Cisl-Uil di Bologna, che in una nota congiunta ribadiscono di «concordare sulla necessità di rendere la sanità sempre meno ospedalizzata, e sempre più vicina al territorio e agli utenti». In particolare, scrivono, «crediamo fortemente nell’idea innovativa delle Case della salute, nell’integrazione socio-sanitaria, e nella necessità di rimodulare la presa in carico soprattutto per le cronicità». Esistono, secondo i sindacati, «problemi legati all’adeguatezza degli organici, che non si possono risolvere, come spesso capita, chiedendo ai lavoratori impegni oltre il dovuto». Per questo «vanno aperti tavoli contrattuali con le categorie di riferimento».

In particolare, osservano Cgil-Cisl-Uil, «oggi nei festivi, prefestivi e di notte tutta l’utenza è costretta a recarsi al Pronto soccorso, essendo i medici di base, i pediatri di libera scelta, e il 118 o irreperibili, o non in grado di risolvere i problemi delle fascie piu’ fragili come anziani, bambini e malati cronici». Dunque, tirano le somme i sindacati, «c’è la necessità urgente di affrontare, con tutti gli operatori coinvolti, la parte di assistenza contraddistinta ancora da un modello organizzativo che scarica sui Pronto soccorso, e sui loro lavoratori, un’utenza che dovrebbe essere assistita in altre sedi». Per Cgil-Cisl-Uil «l’attuale modello non regge più».

Inoltre, la «persistente ostilità dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta a entrare nel modello delle Case della salute – concludono – continua a essere un ostacolo insormontabile, che si spiega solo con un incomprensibile corporativismo, che va affrontato efficacemente se si vuole salvare e rilanciare la sanità pubblica».

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