Un calabrone lo punge sul collo, ha uno shock anafilattico

Valsamoggia, Giuseppe Rivalta è stato salvato in extremis dal 118

Giuseppe Rivalta

Giuseppe Rivalta

Valsamoggia, 21 agosto 2016 - “Potevo morire. Per fortuna ero vicino a casa e il 118 è arrivato subito”. Brutta avventura, a lieto fine, per Giuseppe Rivalta, 71enne speleologo, esploratore, protagonista di spedizioni in tutti i continenti, che per la puntura di un calabrone ha riportato uno shock anafilattico ed è stato salvato solo grazie al pronto intervento dei sanitari del Sant’Orsola di Bologna.

Il fatto è avvenuto la sera di Ferragosto, nel giardino della sua abitazione di Paderno, dove vive con la moglie Carla, nel corso di una cena all’aperto con amici. “Non mi ero accorto del fatto che i calabroni avevano fatto un nido nell’incavo del tronco di un albero bucato dai picchi – racconta –. Il tavolo è lì vicino e, forse attratto dalla luce, il calabrone in volo mi è caduto sul collo, si è incastrato fra pelle e camicia ed ha pensato bene di piantarmi il suo lungo pungiglione. Appena mi sono reso conto di quello che era successo ho subito chiesto aiuto perchè mi era già successo un’altra volta e fui salvato per il rotto della cuffia...”.

In pochi minuti la zona colpita si è gonfiata. “Conosco bene i sintomi dello shock e so bene che prima del collasso possono passare sì e no trenta minuti e noi siamo in una zona difficile da raggiungere”, racconta il biologo-esploratore, già presidente del comitato tecnico-scientifico del Parco regionale dei Gessi bolognesi e dei calanchi dell’Abbadessa, promotore di mostre e speleologo, ideatore e protagonista della spedizione di 70mila chilometri nelle Americhe, dalla Terra del fuoco all’Alaska. Uomo abituato ad affrontare condizioni difficili anche in situazioni estreme, ma col tallone d’Achille che si chiama ‘shock anafilattico’. “In poche decine di minuti la pressione va sotto i piedi, ho avuto vomito e mal di pancia, poi si sviene e poco dopo sarebbe stata la fine. Ma sulla base della prima brutta esperienza avevo in casa del Bentelan, ne ho preso una compressa ed ho sperato nel Pronto Soccorso...”.

L’ambulanza con l’auto medica è arrivata in meno di mezz’ora. Rivalta è stato curato sul posto e ricoverato per due giorni al Sant’Orsola. Dimesso tre giorni fa, per prima cosa ha neutralizzato il nido di calabroni con uno specifico schiumogeno. “Farò il vaccino e terrò sempre a portata di mano una confezione con siringa autoiniettabile di adrenalina- promette-. E in primavera intorno a casa metterò le classiche trappole ecologiche per prevenire l’insediamento dei calabroni”.

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