Primario sospeso, altri sette indagati

Caso Ferrari: tre radiologi, tre dirigenti di cliniche e uno specializzando accusati di truffa e falso

Il primario Ferrari

Il primario Ferrari

Bologna, 21 agosto 2015 - Ci sono altri sette indagati nell’indagine della Procura che ha portato all’interdizione dal servizio per un anno del primario radiologo Guido Ferrari, noto medico bolognese di 57 anni sospeso dall’Ausl di Imola, dove prestava servizio come direttore dell’Unità operativa di Radiologia. Ferrari risponde di una lunga lista di accuse formulate dal pm Claudio Santangelo e dai carabinieri del Nas: abuso d’ufficio, peculato, truffa, concussione (addebito non accolto dal gip Francesca Zavaglia che ne ha disposto l’interdizione) e falso. Per gli inquirenti, dal 2003 al 2012 avrebbe messo in piedi un’attività parallela lavorando per cliniche private, pur avendo un vincolo di esclusività con l’ospedale imolese, e utilizzando risorse e personale pubblico per fini privati. Attività che gli avrebbe procurato ingenti profitti, tanto che il gip ha disposto un sequestro preventivo di quasi 300mila euro nei suoi confronti.

Il primario era il dominus, al cui fianco o al cui servizio c’erano tutti gli altri indagati. Si tratta di tre radiologi imolesi assunti a contratto dall’Ausl e accusati di falso e truffa perché, secondo il pm, dichiaravano di non aver rapporti con le cliniche private mentre in realtà svolgevano esami e trasportavano i referti dalle cliniche su incarico di Ferrari. Poi ci sono i due dirigenti di una clinica e di un poliambulatorio, entrambi in provincia di Bologna, e il dirigente di una clinica di Ferrara, dove Ferrari e i suoi svolgevano gli esami. Anche loro rispondono di truffa e falso perché, per la Procura, sapevano che Ferrari non poteva svolgere quell’attività ma chiudevano gli occhi a fronte degli ingenti guadagni che il medico portava. Infine c’è uno specializzando, di cui Ferrari era tutor per conto dell’Università di Ferrara, che si sarebbe prestato a fare visite nelle cliniche sempre su incarico di Ferrari, ricavandone proventi senza che ciò fosse consentito vista la sua posizione.

Il pm aveva chiesto altre misure per due radiologi e per lo specializzando, ma il gip ha detto no.

Secondo gli inquirenti, Ferrari utilizzava come schermo formale un ex primario imolese (di qui l’accusa di falso per le firme sui referti) così da non far risultare il suo nome sui documenti. Poi distoglieva dal loro lavoro due segretarie del reparto per trascrivere e inviare via mail alle cliniche i referti che lui dettava a voce sul dittafono (l’accusa di concussione si riferiva alle presunte minacce nei confronti delle due). Un’attività redditizia e ben oliata: i medici a contratto eseguivano gli esami, le segretarie gestivano i referti, lui incassava. Tutto a spese dell’Ausl, i cui dipendenti venivano impiegati per i fini personali di Ferrari. Per il gip ci sono esigenze cautelari attuali per Ferrari, visto il comportamento spregiudicato e visto che nel 2014 sono emerse altre notizie di reato sull’attività infra moenia che avrebbe svolto fuori dalle fasce orarie previste. «Un’attività parallela a quella pubblica – scrive il giudice – atta ad asservire agli interessi privati ed altamente remunerativi beni, strutture e personale pubblico».

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