Bologna, rasata a zero per il velo. "Rischiava punizioni più gravi"

Indagati i genitori: "I capelli? Ce l’ha chiesto lei". Le due sorelle restano in famiglia

La ragazzina ha 14 anni: è stata rasata a zero perché rifiutava di indossare il velo

La ragazzina ha 14 anni: è stata rasata a zero perché rifiutava di indossare il velo

Bologna, 1 aprile 2017 - Se fosse rimasta in quella casa, Fatima avrebbe corso seri rischi. C’era il pericolo che i genitori di quella ragazzina di 14 anni, dopo averla ‘punita’ con il taglio a zero dei capelli per il suo rifiuto di portare il velo islamico, prendessero provvedimenti ancora più drastici. Questa, almeno, è la ricostruzione fatta da servizi sociali e carabinieri dopo aver sentito tutti i protagonisti di questa brutta storia di mancata integrazione che coinvolge una famiglia arrivata dal Bangladesh tanti anni fa.

E così Fatima (il nome è di fantasia) è stata tolta alla famiglia e collocata, d’intesa con la Procura dei minori, in una struttura protetta, lontana dai soprusi e dalle umiliazioni che da tempo le infliggevano il papà di 40 anni e la mamma di 39. Entrambi, alla fine di una giornata convulsa, sono stati denunciati dai carabinieri per maltrattamenti il famiglia. Il fascicolo è sul tavolo del pm Maria Gabriella Tavano e le indagini sono solo all’inizio. Così come gli accertamenti degli assistenti sociali, che nelle prossime ore decideranno se prendere lo stesso provvedimento anche per le altre due figlie, di 15 e 17 anni che per ora restano all'interno della famiglia.

Il caso, raccontato ieri dal Carlino, ha provocato un vero e proprio polverone, scatenando l’intervento di due Procure e commenti a non finire, compreso quello dell’ex premier Matteo Renzi. Fatima giovedì si era presentata a scuola ed era scoppiata in lacrime davanti a un’insegnante, togliendosi il velo e mostrando la testa rasata: «E’ stata mia madre, dice che non sono una buona figlia e che era meglio che non fossi mai nata. Mi rimprovera sempre, urlando che doveva ammazzarmi prima che nascessi».

E così la preside, subito informata, aveva presentato denuncia ai carabinieri. Ieri mattina i militari dell’Arma in borghese e i servizi sociali sono andati a prelevare la quattordicenne a scuola, cercando di dare nell’occhio il meno possibile. Poi hanno portato Fatima in caserma e l’hanno sentita con tutte le tutele del caso. Lei ha pianto. E ha confermato tutto: «La mia vita in quella famiglia è diventata un incubo. Portatemi via. I miei genitori mi sottopongono a una pressione psicologica molto forte, insopportabile. E lo fanno anche con le mie sorelle, ma loro si adeguano alle imposizioni». Una sequela di obblighi, frutto della più rigida osservanza delle tradizioni islamiche, che comprendeva il velo ma anche il divieto di parlare con i ragazzi della sua età e perfino, negli ultimi tempi, con le amiche. Fatima però si era ribellata. Si toglieva il velo una volta uscita di casa e se lo rimetteva quando rincasava. Ma i genitori l’hanno scoperto e, tre giorni fa, è scattata la terribile punizione. Peggio, l’umiliazione.

Mamma e papà, però, negano tutto. O, meglio, minimizzano. Agli inquirenti i loro nomi non sono fra quelli noti perché a rischio di radicalizzazione. I vicini di casa li descrivono come chiusi, nulla di più. Insomma, all’apparenza una famiglia straniera come tante. Fra i due è la madre la più intransigente. Sarebbe lei a imporre le regole da seguire. «C’è stata qualche discussione – hanno detto ieri agli assistenti sociali –, come in tutte le famiglie. Abbiamo sempre lasciato nostra figlia abbastanza libera. Può vedere gli amici quando vuole. Ma quali divieti. Le diamo la possibilità di scegliere. Il taglio a zero dei capelli? Ce l’ha chiesto lei. Nessun motivo religioso». Un racconto ai limiti dell’inverosimile, che non ha convinto nessuno. Anche le sorelle di Fatima hanno minimizzato, forse per la paura.

«Il miglior messaggio che possiamo dare di fronte a gesti così gravi – conclude il procuratore dei minori Silvia Marzocchi – è la nostra decisione di collocare in una struttura protetta la ragazzina».

 

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