Bologna, Grossi indagato per truffa, ma l'appalto rimozioni è suo per due anni

E' praticamente blindato l'appalto del Comune al titolare del Centro dell'Auto finito sotto inchiesta

Una rimozione effettuata in città sotto l’occhio della polizia municipale

Una rimozione effettuata in città sotto l’occhio della polizia municipale

Bologna, 31 ottobre 2017 - Pur indagato per truffa, Sabino Grossi può dormire sonni tranquilli. Tempo due settimane e scatterà in automatico il rinnovo per due anni del servizio rimozioni alla sua impresa. Il Comune, infatti, si era tenuto la possibilità di recedere dall’accordo sottoscritto nel 2015, ma – almeno per ora – non ha nessuna intenzione di fare marcia indietro. Anzi, il 14 novembre blinderà il servizio per altri 24 mesi. A metterlo nero su bianco era stato già nello scorso agosto Roberto Diolaiti, direttore del settore Ambiente ed Energia: "L’attuale contratto biennale scade a novembre e prevede il rinnovo per altri due anni, facoltà di cui l’amministrazione intende avvalersi", la sua risposta a un’interrogazione della leghista Lucia Borgonzoni.

Una chiusura che aveva preso in contropiede tutta la politica bolognese. Opposizione e maggioranza in egual misura, dato che a febbraio avevano votato all’unanimità un ordine del giorno in Consiglio comunale chiedendo in sostanza che si limitasse il monopolio di Grossi in un campo così delicato (e remunerativo) come le rimozioni. Per questo nel testo si invitava il sindaco "a valutare per il futuro l’emissione di un bando che permetta a più soggetti di partecipare", senza tralasciare "la possibilità di ‘spacchettare’ il bando stesso". Non solo: dopo l’estate si era parlato di sperimentare un sistema di lavaggio strade che non contemplasse la rimozione delle auto in sosta (mantenendo, però, le multe) come si usa in altre città. Tutto finito in un amen nel dimenticatoio, perché, taglia corto Diolaiti, "sono necessari approfondimenti rispetto a ricadute operative e costi che non è stato ancora possibile effettuare in considerazione del periodo estivo".

"La vera domanda a cui Merola dovrebbe rispondere è perché questa amministrazione e non solo si sia di fatto rifiutata di togliere a Grossi questo monopolio", attacca la Borgonzoni: "Mi auguro che sia la Procura a valutare se vi sono state mancanze di controlli o inadempienze da parte di chi doveva supervisionare e decidere". Ieri, è stata proprio la capogruppo del Carroccio Francesca Scarano ad aprire in consiglio comunale il fuoco di fila delle opposizioni: "Questo tipo di concessione è nell’occhio del ciclone da anni, ora l’amministrazione prenda in mano la situazione". E nel modo più energico: "Alla luce del nuovo procedimento penale, ci sono probabilmente gli estremi per la risoluzione del contratto", sottolinea la Scarano che cita i casi "di grave negligenza nell’esecuzione degli obblighi e delle condizioni perviste dal contratto di concessione" o "grave danno all’immagine dell’amministrazione".

Sulla stessa linea, il capogruppo di Forza Italia, Marco Lisei che chiede alla giunta di "attivarsi autonomamente per rifondere le somme illegittimamente trattenute" e "attivare un controllo straordinario su tutte le rimozioni degli ultimi 10 anni". Per Massimo Bugani (Cinque Stelle) "va sospeso ogni contratto in essere con Grossi e verificate puntualmente tutte le sanzioni già effettuate", mentre Giulio Venturi (Insieme Bologna) invoca "un controllo periodico e continuativo sull’operato di tutte le ditte appaltatrici".

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