Calciatrice salvata per un soffio dagli ‘angeli’ del Rizzoli

Samanta Mughetti, 18 anni, colpita da una rara embolia polmonare durante il ricovero

Samanta Mughetti con la mamma Grazia e il dottor Fabio Facchini

Samanta Mughetti con la mamma Grazia e il dottor Fabio Facchini

Bologna, 19 ottobre 2016 - È subdola. Molto rara. E non esistono terapie specifiche. «In 14 anni me ne era capitato un solo caso», afferma Fabio Facchini, anestesista all’ospedale Rizzoli. Nella seconda embolia polmonare adiposa si imbatte durante un turno di notte, sabato 8 ottobre. L’allerta la danno due infermiere, Giulia Pratesi e Luisa Fivo. Nel giro in reparto, passano di fianco al letto di Samanta Mughetti. Diciotto anni – di Rimini, città in cui si era candidata per il consiglio comunale alle ultime elezioni – in un incidente Samanta si è fratturata tibia, perone e malleolo della gamba destra. Gioca a calcio in serie C, nel Santarcangelo, difensore. Fratture a parte, la ragazza è in buone condizioni. «La mia unica paura – dice – era non potere tornare a giocare».

Le infermiere si fermano. E fanno un controllo di routine. «Samanta – spiega Facchini – aveva la saturometria, cioè l’ossigenazione del sangue, molto molto bassa». Un valore talmente al di sotto della norma da fare pensare a un errore dello strumento.Giulia e Luisa capiscono che non c’è tempo da perdere. Avvertono Facchini, che fa il turno di notte in terapia intensiva. «La loro tempestività è stata decisiva», riconosce il medico. Ha salvato la vita a Samanta. L’embolia polmonare adiposa è una malattia «con un’alta mortalità, il riconoscimento precoce è determinante». E quella notte la situazione, «nonostante non ci fossero sintomi importanti, poteva precipitare in tempi brevi».

Un prelievo del sangue conferma la gravità della situazione. Intanto arriva al Rizzoli Paolo Spinnato, il radiologo reperibile. La Tac con mezzo di contrasto dà un quadro compatibile con l’embolia polmonare adiposa. Una patologia che si può verificare in seguito alla frattura di ossa lunghe, specie nel caso di fratture multiple. Samanta viene subito portata in terapia intensiva per l’inizio della terapia di supporto. Viene sottoposta a ventilazione non invasiva. «Le infermiere e i medici del Rizzoli sono stati degli angeli, hanno salvato la vita a mia figlia», raccontava ieri Grazia Canella, la mamma di Samanta, preparandosi a tornare a casa con la ragazza, dimessa nel pomeriggio.

La ragazza «è stata bravissima, ha collaborato sempre, anche nei momenti più difficili», afferma Facchini. Dopo un giorno di terapia, spiega l’anestesista, «siamo riusciti a ripristinare i valori di ossigenazione del sangue compatibili con la vita».

In pochi giorni, anche grazie alla giovane età e alla tempra della calciatrice, il recupero è stato completo. Il 12 ottobre Samanta è nelle condizioni di sopportare il complesso intervento chirurgico per la riduzione delle tre fratture.

Ora, finalmente, può sorridere. «I medici e le infermiere mi hanno coccolata molto, mi hanno consolata quando mi scoraggiavo un po’», commenta, sulla porta della camera. È «felicissima» di tornare a casa. E, soprattutto, «non vedo l’ora di potere tornare a giocare a calcio».

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