Padre disperato: "Mio figlio era diventato satanista. Ecco come l'ho salvato"

Parla il padre di un adolescente finito nel circuito delle sette online: "Riti, formule in alfabeto runico, pratiche di concentrazione ed evocazione degli spiriti: così ci siamo rivolti al Gris"

Satanismo (Archivio)

Satanismo (Archivio)

Bologna, 25 ottobre 2016 – Qui, nel centro di Bologna, arrivano genitori spaventati, telefonano e scrivono famiglie disperate. Il marito, la moglie, la sorella, il figlio adolescente sono finiti in un labirinto. Circoli chiusi anzi prigioni. Centinaia di richieste d’aiuto all’anno. Dal satanismo alle psico-sette che arrivano sempre più spesso sui giornali. Qui, nell’appartamento in pieno centro a Bologna, si trova una biblioteca unica nel suo genere su tutto questo vastissimo mondo, dalle religioni ai movimenti esoterici ai veggenti. Il Gris garantisce informazione ma anche assistenza e consulenza. Il telefono squilla senza sosta. Il segretario nazionale Giuseppe Ferrari parla di 50mila adepti tra sette e movimenti religiosi alternativi in Emilia Romagna, in linea con l’Italia (più o meno l’1,5% della popolazione). Massimo Introvigne, scrittore – fondatore e direttore del Cesnur, centro sulle nuove religioni – studia da una vita la materia e chiarisce: «Ovvio che dal punto di vista delle idee il satanismo non è mai buono, visto soprattutto da me che sono un cattolico. Non condivido una parola di quel che dicono. Ma se parliamo di pericolosità sociale, dobbiamo fare delle differenze tra due fenomeni molto diversi. Il primo è il satanismo culturale, gruppi che hanno sedi, giornali, pubblicazioni e una loro struttura e di solito non commettono reati. Poi ci sono invece quelli che svolgono attività estreme, sacrifici di animali, profanazioni di cimiteri. Qualche volta, l’abbiamo visto con le Bestie di Satana a Varese, ci scappa anche il sacrificio umano. Questo satanismo selvaggio quasi sempre commette reati, anche gravi e gravissimi».  Ma quanti sono gli adepti in Italia?  «Si stima che siano un migliaio anche se il satanismo selvaggio per definizione non si può misurare – puntualizza Introvigne –. Nel filone culturale, sono meno di trecento. Tra i due gruppi direi che non ci sono relazioni».

 

L’uomo è un professionista bolognese che si è rivolto al Gris. Accetta di incontrarci dopo molte telefonate e qualche riserva. Lo fa per «poter essere utile agli altri. All’inizio avevo pensato a una curiosità. Poi mi sono allarmato. E ho indossato le vesti del detective».

Suo figlio, chierichetto e catechista, a 17 anni ha cominciato a dialogare in rete con i satanisti.

«In famiglia ce ne siamo accorti per caso, lui forse per ingenuità ha lasciato molte tracce in giro. Chiedeva come si diventa satanisti. L’interlocutore spiegava, non si diventa, si è».

Cos’ha scoperto?

«Ad esempio che mio figlio condivideva questo interesse con i suoi compagni di classe, al liceo».

Adolescenti e minorenni.

«La cosa più preoccupante è che entravano in contatto con altre persone che non sono riuscito a individuare. Lui e un amico chiedevano: come si fanno queste esperienze, come si apre un cerchio? Parlavano di magia. Ho trovato appunti scritti in alfabeto runico».

L’obiettivo?

«Banalmente, anche come conquistare una ragazza. Facevano pratiche di concentrazione. Si davano consigli a vicenda su come migliorare. Recitavano formule di pseudo preghiere. Questa è la cosa che mi ha toccato di più. A un certo punto ho trovato proprio un’invocazione a Satana».

Per ottenere cosa?

«Non lo so. Era un’invocazione generica tipo, aiutami tu. Un amico riferiva di aver avuto un’esperienza di contatto con uno spirito, una presenza satanica, così scriveva spaventato. Gli rispondeva una terza persona: sì perché sei andato a evocare quello spirito. Stai chiuso lì e non ti muovere. Lui raccontava di lampadine che si accendevano e spengevano».

Allucinazioni?

«Evocazioni, quella era la pratica che loro cercavano di imparare».

Dove porta questa strada?

«Non lo so davvero. Entrando in contatto con questo mondo mi sono reso conto che siamo abituati a pensare al satanismo come a qualcosa di estremo, che difficilmente viene a contatto con il nostro quotidiano. Invece il satanico è molto più presente. Penso ad Halloween. Tante cose se analizzate con profondità portano a un’unica fonte».

Come ha affrontato l’argomento con suo figlio?

«Con mia moglie all’inizio abbiamo provato a farci vedere incuriositi. Lui ci spiegava che ci sono diverse forme di satanismo. Quello acido, associato ai riti e alle messe nere, alle cose più spinte. Poi un filone più spirituale. Mio figlio è molto chiuso. Ha cercato di negare, all’inizio. Poi si è lasciato andare. Un giorno ci ha detto, io sono un satanista. Oggi ha confessato, sono stato uno stupido».

Bugia o verità?

«Spero sia vero. Lo vedo più sereno. Impegnato in parrocchia».

Tutto risolto?

«Non lo so. Mi resta qualche dubbio. Com’è possibile, gli ho chiesto, che tu da un giorno all’altro dici di non essere più satanista e i tuoi amici che lo sono non ti chiedano niente?».

Con chi ne avete parlato?

«Prima con il nostro parroco che ci ha messo in contatto con don Aldo Bonaiuto della papa Giovanni, quello del numero anti sette. Lui ci ha indirizzato al Gris».

Il gruppo nazionale di ricerca e informazione socio religiosa aperto dalla Curia bolognese.

«Questa vicenda ci ha aperto un mondo sconosciuto che ci ha molto spaventato. Non sapevamo bene cosa fare, con mia moglie abbiamo pregato molto».

La fede.

«Ci ha aiutato tanto. Ci siamo detti, il bene c’è, il bene vince. Ma ci sentivamo impreparati su un punto, come interloquire con nostro figlio facendogli capire questo. La sua ricerca non è banale. Evidenzia una sete di spirituale».

Buona domanda, cattive risposte, la premessa dei vescovi emiliani alla mappa sulle sette, era il 2013. Ricerca anche più rischiosa, a 17 anni.

«Mi sto facendo l’idea che i ragazzi dell’età di mio figlio siano mondi completamente sconosciuti e difficilmente conoscibili. Davvero hanno tutti gli strumenti per rendersi introvabili. Possono buttarsi in questo tipo di pratiche o in altre. Ma non c’è assolutamente un desiderio di incontro e dialogo. E da parte nostra c’è troppa distrazione».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro