Bologna, ecco il Patto tra le scuole contro la droga

La Carta è stata sottoscritta da istituti privati e statali. Sì ai cineforum e alle visite in comunità, in calo le segnalazioni sui consumatori

Il dialogo-dibattito organizzato dalla Fondazione Malavasi in collaborazione con il Resto del Carlino

Il dialogo-dibattito organizzato dalla Fondazione Malavasi in collaborazione con il Resto del Carlino

Bologna, 16 maggioo 2017 – Le prime firme sono già state apposte: istituto Sant’Alberto Magno, i licei Galvani, Sabin, Fermi e Arcangeli con «l’auspicio che presto arrivino anche le altre», sottolinea il presidente della Fondazione Malavasi, Mauro Morelli. La ‘Carta delle scuole bolognesi sugli impegni contro le tossicodipendenze’ è realtà. «Mai abbassare la guardia», osserva Giovanna Degli Esposti, preside delle Manzoni gestite dalla fondazione. A promuovere il documento che vede insieme «per la prima volta» scuole statali e non, è la Fondazione che ha organizzato, in collaborazione con Qn-Il Resto del Carlino, un dialogo-dibattito su ‘La scuola e le tossicodipendenze’ per, ricorda Morelli, «costruire una barriera comune tra istituzioni scolastiche costrette a muoversi in un campo minato» come quello delle dipendenze.

Tre gli impegni a fondamento della Carta: la partecipazione attiva «ad un network per promuovere interventi educativi e informativi così da riconoscere e combattere il disagio e gli stili di vita a rischio». Il secondo per «promuovere almeno due azioni concrete contro le tossicodipendenze durante l’anno». Dai cineforum tematici alle visite in comunità; dai corsi di formazione al coinvolgimento di testimonial. Infine, partecipare «al dialogo-dibattito per farlo diventare un appuntamento fisso così da illustrarne i risultati conseguiti e i progetti futuri». E il battesimo della Carta, al Teatro Dehon, è avvenuto davanti ad una platea di under 18.

«Il Resto del Carlino – ricorda il direttore Andrea Cangini – è un po’ più di un giornale, è un’istituzione cui sta a cuore il benessere dei cittadini». Tocca alla Prefettura, attraverso il vicario Adriana Cogode, snocciolare i dati in calo relativi le segnalazioni sul consumo personale. «Nel 2015 sono state 825 di cui 228 su consumatori di cannabis tra i 18 e i 30 anni e 65 relative a minorenni, mentre nel 2016 sono scese a 790. Quest’anno siamo a 295 di cui 37 minori. Il picco è fra i 18-30 anni e appartengono a tutte le categorie socio-economiche». «Molto si può fare», suggerisce il provveditore Giovanni Schiavone. Soprattutto «creare un rapporto vero, franco con gli studenti che devono sentirsi liberi di comunicare con i docenti».

Per Elia Del Borrello del laboratorio di Tossicologia forense dell’Alma Mater, «i problemi principali sono le anfetamine sintetiche. La grande diffusione dello ‘shaboo’ (metanfetamina molto concentrata) il cui prezzo è sceso da 600 a 200 euro al grammo, ma ne bastano pochi milligrammi. L’eroina bianca ora fumata anziché iniettata e quindi non è più percepita come una droga da tossici. Infine la cocaina, si inietta oltre ad essere sniffata». Del Borrello si oppone alla ‘cannabis di Stato’, definendola «un grande bluff». Una linea ripresa dal procuratore aggiunto Valter Giovannini che precisa come la cannabis di Stato, oltre ad avere un principio attivo più basso, avrà anche costi maggiori perché prodotta in aziende legali.

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