Bologna, profughi sorpresi a spacciare. Il giudice li assolve e libera

Due gambiani presi in via Zamboni: "Fatto di particolare tenuità"

Bologna, profughi sorpresi a spacciare. Il giudice li assolve e libera

Bologna, profughi sorpresi a spacciare. Il giudice li assolve e libera

Bologna, 23 maggio 2017 - "Vuoi del fumo?". La classica domanda dello spacciatore, nella classica location, via Zamboni, nel cuore della zona universitaria. Tutto normale. Persino l’epilogo è piuttosto frequente: i destinatari non sono studenti fuori sede, ma carabinieri in borghese e il pusher di turno viene arrestato. È accaduto sabato notte e in manette stavolta sono finiti due gambiani di 20 e 27 anni, entrambi richiedenti asilo, che hanno appunto offerto una dose di hascisc ai militari dell’Arma. In tasca in realtà avevano marijuana, rispettivamente 7 e 9 grammi, ma poco importa. Per entrambi è scattata l’accusa di spaccio e sono stati arrestati.

Meno frequente, anzi piuttosto inusuale, è quello che è successo dopo. Ieri mattina i due sono comparsi davanti al giudice Valentina Tecilla che, dopo aver convalidato l’arresto e dopo il processo per direttissima, li ha assolti per la "particolare tenuità del fatto". Si tratta di una possibilità prevista dal codice: due anni fa è stato infatti introdotto il principio della "non punibilità per la particolare tenuità dell’offesa". Si può applicare ai reati che prevedono una pena fino a 5 anni e si può concedere una sola volta. L’applicazione non è così rara, di recente è capitato anche per i graffiti sul Comunale fatti dai collettivi. Più inusuale, appunto, è che venga applicato a un reato come lo spaccio. Qualche assoluzione c’è già stata a Bologna, ma con il contagocce.

A favore dei due gambiani c’era il fatto che avessero addosso pochi grammi di droga, peraltro leggera. Ricadevano perciò nel caso dello spaccio di lieve entità, punito fino a 4 anni. Poi erano completamente incensurati. Il 20enne, arrivato a gennaio su un barcone, attualmente è ospite di una struttura di Forlì e fa lavoretti per conto di una coop sociale. Il 27enne è in Italia da più tempo e la sua domanda sarebbe già stata accolta: vive con altri stranieri a Vignola, nel Modenese, e lavora come sarto, sempre per conto di una coop, percependo 2-300 euro al mese. Questo però non ha impedito a entrambi di arrivare a Bologna, procurarsi l’‘erba’ e andare in via Zamboni a venderla.

Di fronte al giudice si sono difesi dicendo che la droga era per uso personale. Circostanza smentita dai fatti. Il pm aveva chiesto la condanna a 4 mesi, mille euro di multa e la custodia in carcere, mentre il loro avvocato, Paolo Littera, aveva chiesto l’assoluzione per tenuità del fatto. Il giudice, alla fine, ha accolto la tesi difensiva. E così i due sono tornati subito in libertà.

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