Spese pazze, ''Monari usò i fondi pubblici per piacevoli weekend con donne''

Le motivazioni dei giudici che hanno condannato l'ex capogruppo Pd in Regione. Caso sex toy, ecco perché la Moriconi è stata assolta

Marco Monari (FotoSchicchi)

Marco Monari (FotoSchicchi)

Bologna, 22 gennaio 2018 -  Rimborsi la cui illiceità "era assolutamente evidente", a cominciare dal soggiorno, in compagnia di una donna, al 'Boscolo Hotel dei Dogi' di Venezia dal 3 al 5 giugno 2011, costato in tutto 1.612,35 euro, di cui 1.109,90 di albergo, e passando per una serie di "piacevoli weekend romani".

È in primis con questa argomentazione che il collegio del Tribunale di Bologna presieduto dal giudice Stefano Scati motiva la condanna a quattro anni e quattro mesi per peculato inflitta in primo grado, lo scorso 14 dicembre, all'ex capogruppo del Partito democratico in Regione Emilia-Romagna, Marco Monari, a cui non vengono riconosciute le attenuanti generiche, nonostante sia incensurato, né altri elementi favorevoli, in quanto non ha mai partecipato alle udienze e "ha tenuto una condotta connotata dall'assoluto disprezzo del pubblico denaro". Gli sono stati anche confiscati 23mila euro, come prodotto del reato. 

Il tribunale spiega di aver adottato "criteri estremamente rigorosi e prudenziali" nel valutare le singole spese, riconoscendone "l'abnormità" e quindi la rilevanza penale, "in casi macroscopici". Secondo i giudici, la Procura ha doverosamente esercitato l'azione penale e le posizioni degli imputati "erano tutte più che meritevoli del vaglio dibattimentale".

MARCO MONARI - "I fondi assegnati al gruppo regionale del Pd" in Emilia-Romagna, sono stati utilizzati da Marco Monari "per trascorrere piacevoli week end". È la conclusione a cui arriva il tribunale di Bologna,e gli sono stati confiscati 23mila euro, come prodotto del reato. Tra le contestazioni all'ex capogruppo c'erano cene e pernottamenti, con camere d'albergo condivise con alcune donne.

Nel valutarle i giudici evidenziano una "sistematicità" della condotta, oltre alla scelta di alberghi e ristoranti di lusso: "A fronte di tali elementi di segno univoco, il fine politico istituzionale è stato annullato da quello di natura strettamente personale atteso che, a fronte di manifestazioni politiche o latu senso istituzionali della durata di poche ore, hanno fatto da contraltare pernottamenti in compagnia femminile".

SEX TOY - Manca l'elemento psicologico del reato. Per questo motivo i giudici del tribunale di Bologna hanno assolto l'ex consigliere regionale Pd Rita Moriconi dall'accusa di aver messo a rimborso un ' sex toy', acquistato il 29 novembre 2010. La particolarità dell'acquisto da 83 euro, "che tanto ha appassionato anche la cronache giornalistiche", osservano i giudici, non sta soltanto nella tipologia dell'oggetto, ma anche nel fatto che furono presentate due diverse richieste di rimborso.

Fu un collaboratore del gruppo ad assumersi ogni responsabilità, dicendo che si trattava di uno scherzo e che lo scontrino era stato, per errore, scaricato come spesa. "Non vi è dubbio - si legge in sentenza - che siano state presentate due richieste di rimborso per il medesimo bene e che l'imputato abbia di fatto vistato la richiesta del suo collaboratore così consentendo allo stesso di avere il duplice rimborso per una spesa estranea al ruolo". Ma si tratta "di un caso in cui, pur essendo oggettivamente non dovuto il rimborso della cifra, è certamente carente l'elemento psicologico del reato".

Altro rimborso curioso del gruppo dem, ma per cui non è stata ravvisata responsabilità penale, fu quello di un 1,40 euro per un bagno pubblico, del consigliere Thomas Casadei: "Si tratta di spesa davvero singolare da porre a rimborso, ma si deve rilevare che queste sono state effettuate nell'ambito di trasferte relative a impegni inerenti. Se l'imputato non avesse svolto quelle trasferte, non si sarebbe trovato nella necessità di utilizzare a pagamento quei bagni pubblici". Forse peculiare, dunque, ma giustificata.

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