Sanremo, Lo Stato Sociale sul palco tra i big

Intervista alla band bolognese che sarà in gara con ‘Una vita in vacanza’ “Abbiamo studiato a lungo come farci insultare”

Il gruppo è composto da Lodovico Guenzi, Alberto Guidetti, Enrico Roberto, Francesco Draicchio e Alberto Cazzola

Il gruppo è composto da Lodovico Guenzi, Alberto Guidetti, Enrico Roberto, Francesco Draicchio e Alberto Cazzola

Bologna, 17 dicembre 2017 – Sono circa le 22.30 di venerdì quando nel corso di Sarà Sanremo viene annunciato il nome de Lo Stato Sociale all’edizione 2018 del festival. Proprio così, una band bolognese, di una certa Bologna ma anche Italia musicale, tra i big della canzone italiana con il brano Una vita in vacanza. E subito tutti a ragionare sul fatto che sarà anche il ritorno nella città dei fiori del «mondo indie che lo scorso anno era stato lasciato fuori». Per il quintetto formato Lodovico Guenzi, Alberto Guidetti, Enrico Roberto, Francesco Draicchio e Alberto Cazzola, che ci ha raccontato un po’ di ‘dietro le quinte’, invece, è solo una grande opportunità o, come scrivono su twitter con la solita ironia che li contraddistingue: «È tutto vero: andiamo a svaligiare il bar del festival della canzone italiana».

Alberto, eravate insieme quando avete appreso la notizia della vostra ammissione nella squadra dei ‘campioni’?

«No. Io ad esempio ero in giro, non volevo stare attaccato alla televisione e attendere. E’ una cosa che volevamo fare da tempo, andare là e fare casino».

Dicono che riporterete l’indie a Sanremo, che ne pensa?

«C’è un’apertura verso le produzioni che escono dal seminato; noi non amiamo le regole e le etichette e crediamo semplicemente che il Festival potrà essere un megafono importante e che potrà dare risonanza al nostro pezzo di rottura, perché non è una canzone d’amore, ma un brano vicino ai nostri esordi».

Questa nuova avventura vi esporrà a tanti elogi da una parte ma forse anche a un po’ di critiche... quelli che diranno che Lo Stato Sociale alla fine ha ceduto al commerciale. Che cosa dite?

«Abbiamo studiato a lungo come farci insultare, lo sberleffo è pane per i nostri denti, siamo stati criticati per tante cose. In effetti c’è molta superficialità, c’è molta gente che giudica senza prima approfondire le cose, pazienza. Devo dire che ci sono arrivati davvero tanti messaggi d’affetto sui profili di Facebook e Twitter... tutto il giorno a rispondere a telefonate. Sappiamo che il nostro pubblico non è stupido, sa molto bene che andare a San Luca non è una cavolata».

E’ una buona opportunità economica?

«Noi con i soldi non abbiamo un grande rapporto, abbiamo un sistema socialista degli utili e sappiamo che non diventeremo mai ricchi. Però ci piace far passare l’idea che l’allargamento della base è più importante di una sola persona al comando e in questa cosa condividiamo il punto di vista con quello che i giornali chiamano fanbase e che per noi è invece un collettivo più ampio su cui noi facciamo affidamento. Il successo non ci interessa, ma ci interessa far cambiare le cose».

‘Una vita in vacanza’ è un po’ come un ‘Vado al massimo’ di oggi? Non so perché ma il fatto che andrete a Sanremo mi ha riportato alla mente Vasco Rossi nel 1982..

«(ride) Ma allora potremmo arrivare ultimi!»

Allora ritiro la riflessione...

«Ma no, perché sei poi va a finire come è andata a finire la sua carriera... La nostra canzone potrebbe ricordare un po’ Cromosomi: siamo tornati alle origini».

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