Bologna, 25 settembre 2017 - Al convegno sull’asma ‘Respiriamo’, oggi pomeriggio al Baraccano – organizzato da FederAsma e Allergie Onlus con l’associazione onlus Asmallergia Bimbi e Novartis, di cui il Carlino è mediapartner – interverrà anche Stefano Nava, professore di Malattie dell’apparato respiratorio all’Università e direttore della Pneumologia del Sant’Orsola.
Qual è l’importanza di una giornata di riflessione sull’asma? «E’ necessario che i medici si confrontino con i pazienti in contesti informali, dal momento che l’asma è una patologia sottostimata, della quale soffre fra il 6 e l’8% della popolazione, spesso senza saperlo, e che, se trascurata, può condurre all’insorgenza di malattie gravi, anche mortali».
Com’è possibile ignorare un problema di salute tanto serio? «Sintomi come le tossi secche e la costrizione toracica sono a volte scambiati per avvisaglie di fastidi respiratori minori o per il risultato dell’ansia, nonostante l’esecuzione dei giusti accertamenti dovrebbe mettere il medico curante nella condizione di non poter sbagliare».
Poi ci sono i pazienti e la loro scarsa dedizione alle cure. «Dal momento che si parla di una malattia infiammatoria cronica, anche la cura dovrebbe esserlo, e invece meno del 40% degli asmatici si impegna a gestirla in modo corretto e interrompe i trattamenti prescritti non appena nota un miglioramento».
Le cure, dunque, sono tanto invasive da non essere tollerate a lungo? «L’asma è trattata attraverso il cortisone inalatorio in forma di spray, che transita nel sangue solo per un 3% e ha modalità di somministrazione non particolarmente complesse, ma in molti soffrono di una certa ‘cortisonofobia’, ingiustificata in questo caso visti gli effetti collaterali quasi nulli».
Esistono categorie particolarmente a rischio? «Giovani e anziani senza dubbio, ma sta emergendo anche una questione asma legata ai migranti, che a volte non sanno di soffrire di allergie e, giunti qui, sviluppano forme d’asma, senza poi rivolgersi al medico nei tempi e nei modi giusti, per i motivi più diversi».
I benefici di un percorso di cura affrontato con serietà, però, sono evidenti. «Lo sono senza dubbio e consentono, anzi, di vivere un’esistenza del tutto normale, con la possibilità, in particolare fra i giovani, di praticare addirittura sport ad alto livello, prova ne sia il fatto che quasi un terzo dei medagliati di Rio de Janeiro e Londra è asmatico».
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