Bologna, la Tac sulla mummia egizia

Bologna, sabato 29 aprile - Decisamente inusuali gli esami diagnostici che si sono tenuti questa mattina fra le 10,30 e le 12 nell'unità operativa di Radiologia del Sant'Orsola. La mummia di Usai della XXVI dinastia egizia, recentemente restaurata, è stata trasportata con quell'attenzione particolare che si riserva di solito alle opere d'arte al policlinico ed è arrivata direttamente dal museo civico Archeologico per essere sottoposta alla Tac.

Si tratta del primo caso a Bologna in cui vengono effettuate analisi scientifiche simili su un reperto egizio. L'obiettivo è portare alla luce altre informazioni rivelatrici che erano sfuggite alle precedenti indagini diagnostiche degli anni Ottanta, in particolare il sesso, il tenore di vita e le cause precise della morte. Ma la prima domanda alla quale gli esperti sperano di trovare risposta è se può essere davvero di Usai, figlio di Nekhet, vissuto tra 664 e il 525 a.C.

Le potenti radiazioni hanno permesso di leggere in profondità, sotto gli stati di bende. E dalle prime acquisizioni in immagini è emerso che gli organi del defunto - spostati durante il processo di mummificazione come da millenaria tradizione egizia- erano localizzati fra le gambe e che il cervello era stato rimosso per via trans-nasale per mezzo di un piccolo foro presente a livello della fronte.

“Per quanto riguarda la stima probabilistica del sesso della mummia sarà necessario aspettare le ricostruzioni tridimensionali degli esami - puntualizza Rita Golfieri, direttore dell’Unità operativa di Radiologia del Policlinico - che dovrò analizzare con attenzione assieme a Daniela Picchi, responsabile della sezione egiziana del museo archeologico e consultando il paleopatologo, il dottor Galassi”.