Bologna, Paola Turci e Paolo Fresu insieme per i bimbi di Cascia e Haiti

L’11 aprile al Manzoni, organizza la Fondazione Francesca Rava - Nph Onlus. Aperta la caccia a i biglietti

IN CONCERTO Paola Turci e Paolo Fresu ad Haiti

IN CONCERTO Paola Turci e Paolo Fresu ad Haiti

Bologna, 25 marzo 2017 - Due grandi artistiPaola Turci e Paolo Fresu – e un progetto comune: riportare il sorriso, e magari un tetto sotto cui crescere e imparare, ai bambini di Haiti e quelli di Norcia e Cascia. A raccogliere i fondi sta preoccupandosi la Fondazione Francesca Rava - Nph Onlus. «Grazie a tante piccole donazioni – spiega la presidente Mariavittoria Rava –, abbiamo già raggiunto risultati eccezionali. Ma il lavoro è molto, e le singole donazioni, pur preziose, non bastano. Serviva un grande evento in una città dal grande cuore, ed eccolo qua: il prossimo 11 aprile, al Teatro Manzoni». Biglietti donazione minima da 15 euro. Per info. e prenotazioni: eventi@nph-italia.org, 02.54122917. Disponibili anche su vivaticket.it.

Rava, com’è nato il concerto?

«Alla base c’è il legame tra Paola Turci e la Fondazione, nato dal caso: a Milano anni fa i manifesti di un suo live e quelli di una nostra iniziativa furono affiancati. Così ci interessammo l’uno dell’altra...».

Empatia?

«La nostra fondazione è nata in memoria di mia sorella Francesca, scomparsa in un incidente d’auto, e la stessa Turci è reduce da un incidente d’auto a cui per fortuna è sopravvissuta. Nasce così la voglia di entrambe di fare qualcosa».

E con Fresu?

«Paola è stata diverse volte con noi ad Haiti – dove noi andiamo da 30 anni e siamo i titolari dell’unico ospedale pediatrico –, e ha coinvolto spesso altri musicisti. L’ultimo è stato Fresu, con cui ha suonato lo scorso aprile. Nasce così l’idea di un altro concerto insieme, in Italia, per legare le raccolte fondi per Haiti e quelle per l’Umbria del sisma».

L’obiettivo?

«Ci mancano 350mila euro per compleatre una scuola a Cascia. Speriamo di dare una grossa spinta al progetto grazie ai biglietti di questo concerto, già in vendita. Il resto lo farà il passa parola».

Complicate le raccolte fondi?

«Nel nostro mestiere è fondamentale vincere la diffidenza. Abbiamo bisogno di entrare in contatto con le persone. Solo in questo modo riusciamo a trasmettere la necessità di quei bambini e la serietà del nostro impegno. Solo dopo la solidarietà degli italiani arriva eccome».

Sono più i Paperoni o la gente comune?

«Paperon de’ Paperoni finora, purtroppo, non lo abbiamo ancora trovato. Quando arriverà festeggeremo, ma nell’attesa la maggior parte delle donazioni arriva da persone normali, ma dotate di un grande cuore: ci aiutano con tutto quello che possono, e spesso preferiscono che non si sappia».

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