Bologna, 21 maggio 2012 - «Un patrimonio comunitario e religioso unico e fortissimo»; «la cornice perfetta per la Madonna». Espressioni multiple, per un amore unico: quello che Bologna nutre per il suo portico più lungo, le 666 arcate di San Luca. Parlano così il pro vicario generale della curia monsignor Gabriele Cavina e l’architetto Renato Sabbi, nel compiacersi di un’iniziativa che promette, con la musica, di spingere più in là la raccolta fondi per la ristrutturazione completa.

 

Dallo stesso gruppo di artisti e personaggi dello spettacolo che nel 2011 ha regalato con le loro canzoni nuova linfa ai restauri della basilica di Santo Stefano, nasce infatti una nuova idea musicale: ‘Quelli di Bologna, per il portico di San Luca’. Segnamoci questa data: dal prossimo 26 maggio, aggiungendo cinque euro alla copia del Carlino, ci si può portare a casa un compact disc di eccellente musica frutto dell’impegno pro-portico di 20 cantanti e sei ospiti speciali.

 

Il sogno è mettere il primo mattone di «un cantiere permanente, che si occupi della salute del portico di San Luca in modo continuo e graduale — incita Cavina—, per evitare spese folli quando ormai è troppo tardi». A coordinare l’opera, come detto, c’è una squadra che ha già vinto ed ora è ancora più ricca, coordinata da Manuel Auteri (cantautore e patron dell’etichetta discografica ‘SanLucaSound’) insieme con il collega artista Lorenzo Visci.

 

Ma la schiera dei sostenitori non si esaurisce qui: c’è Confcommercio Ascom, ma anche il Lions Club, Tamburini, GlobalService, Unicum, CitHotels. Non meno importanti i ‘big’ del microfono: Andrea Mingardi, Gaetano Curreri, Roberto ‘Freak’ Antoni, Iskra Menarini, Teo Ciavarella e ancora il maestro Cristiano Cremonini e Felice del Gaudio. A loro si sommano i giovani talenti di quel gruppo in divenire che sono ‘Quelli di Bologna’. «Così tanti artisti hanno voluto partecipare che non c’era spazio nel disco!», scherza Auteri.
C’è addirittura una piccola chicca: Giovanni Tamburini, quando non governa la sua salsamenteria storica, si diletta alla chitarra: «Porto un pezzo di fine ‘800 in dialetto bolognese. Al contario dell’italiano, il bolognese è perfetto per il ritmo del rock», rivela.

Daniele Passeri