Bologna, 27 settembre 2013 - NOBILI e regnanti, nei secoli, hanno commissionato i propri ritratti ad illustri artisti. Oggi la fotografia ha preso il posto di tavolozza e pennello ma può avere la stessa imponenza e capacità decorativa. Con una dimensione in più, quella psicologica eviscerata dall’obiettivo e dagli interventi artistici del fotografo. Sulle pareti delle seicentesche stanze dello Spazio9 di via Val d’Aposa (fino al 9 ottobre) troneggiano i giganteschi ritratti di personaggi illustri immortalati, frammentati e indagati da Luca Maria Castelli (guarda le foto dell'inaugurazione).
 

Il ritratto è protagonista della sua mostra ‘Composed’. Perché punta l’obiettivo sui volti?
«Ho lavorato a lungo nel campo della moda, della fotografia patinata, fino a quando ho sentito l’esigenza di di tirare fuori la personalità del soggetto».
Il suo modo di interpretare questi personaggi?
«Attraverso una velocissima circospezione psicologica, fatta di scambi di battute e di sguardi. Una volta scattata e scelta l’immagine la divido, con una croce o solo in due parti, dove ogni frammento ha una sua unità, un suo senso compiuto, una vita propria. Separate di pochi centimetri, non perdono il proprio senso».
Ogni sezione rappresenta una diversa anima…
«I tagli rendono un effetto molto intimo e la persona ritratta riesce a riconoscere frammenti della propria psicologia».
Come sceglie i soggetti?
«Di solito le foto mi vengono commissionate, altre scelgo di farle io, come nel caso del direttore del Resto del Carlino, Giovanni Morandi. E’ stato un omaggio alla città attraverso un suo illustre rappresentante».
Durante la mostra allo Spazio9 c’è la possibilità di farsi fotografare…
«Nello spazio gestito da Annamaria Maccaferri, grazie alla quale ho realizzato un progetto che avevo nel cassetto da tempo, abbiamo allestito un set fotografico dove, prenotando, i visitatori potranno farsi fotografare».
Chi le piacerebbe fotografare?
«Obama o la Merkel... il potere è molto affascinante. E poi più i personaggi sono potenti più sono facili da immortalare perché — escluso forse Berlusconi che finirebbe col prendere la macchina e fotografare te —, diventano timidi davanti a un obiettivo».
 

Annalisa Uccellini