Il sogno del Soprintendente, riaprire il teatro romano

I resti sono all’interno di un palazzo di via de’ Carbonesi. Luigi Malnati sta trattando con la proprietà dello stabile

I resti del teatro romano (I sec. a. C.) è il primo teatro in muratura dell’architettura romana

I resti del teatro romano (I sec. a. C.) è il primo teatro in muratura dell’architettura romana

Bologna, 17 febbraio 2017 - Nascosti, spesso sconosciuti ai bolognesi, eppure incredibilmente vicini. Ci sono luoghi che sfioriamo ogni giorno che conservano tracce significative a volte di grande bellezza, oltre che di importante valore storico, che testimoniano quello che la città fu nei secoli passati. Monumenti perduti, sembrava irrimediabilmente, ingeriti dal trascorre polveroso del tempo. Eppure. Il 2017 potrebbe essere un anno decisivo per il patrimonio archeologico bolognese, dopo decenni di incuria e di memorie che diventano sempre più labili. Ne è convinto, al punto di farne una missione, Luigi Malnati, il nuovo sovrintendente ai Beni archeologici, paesaggistici e della Belle Arti, che, secondo il nuovo ordinamento, unisce Bologna, Ferrara, Modena e Reggio-Emila A sei mesi dall’insediamento ha annunciato che è ricominciata la complessa trattativa tra la proprietà dello stabile in via de’ Carbonesi che al suo interno cela una meraviglia: i resti di un teatro romano, opera unica nel suo genere, il più antico in muratura dell’architettura romana, reperto che testimonia il potere di Bologna in quell’epoca.

Praticamente incastonato tra le mura di un edificio che una volta ospitava un grande magazzino, dopo la chiusura del negozio, è iniziato un lento decadimento, interrotto solo dalle sporadiche occasioni offerte dal Fondo Ambiente Italiano durante delle sue Giornate. «Ora– spiega – il dialogo, che era difficile per questione legate alla proprietà è stato riavviato e pensiamo a un rapporto virtuoso tra Sovrintendenza, i privati che possiedono il palazzo e il Comune, che, in vista della possibile apertura avrebbe un compito delicato, quello di curarsi della promozione, in modo da fare del ritrovato teatro uno del motori della promozione turistica cittadina».

Che, nel volere del Sovrintendente, avrà proprio nell’archeologia uno degli elementi di principale attrattiva. «Va in questa direzione, spiega, anche una ampia mostra in programma verso la fine del 2017, al Museo Medievale, sullo stato delle cose dell’Archeologia medievale a Bologna, disciplina relativamente giovane, che ha nella città un obbligato riferimento internazionale».

A questo si aggiungono altre due esposizioni a novembre 2017, una a Modena e una a Reggio Emilia, dedicate alle loro origine romane, al valore della via Emilia e alla figura di Marco Emilio Lepido. Riguarderà invece Bologna un altro intervento che la Sovrintendenza vuole mettere in cantiere in un luogo davvero compromesso dall’incuria e che invece ha rivelato suggestive vestigia, ormai seppellite sotto teloni. Si tratta del Giardino dei Vigili del Fuoco di via Andrea Costa, dove furono trasportati i resti di costruzioni di civiltà villanoviana rinvenuti nel 1999, durante i lavori per la realizzazione di un grande magazzino in una zona vicina. Allora entusiasmarono gli studiosi. Nessuno ne ha più notizia, eppure lì furono condotto scavi in grande profondità e, promette Malnati, d’accordo con Comune, quell’area potrebbe diventare un vero parco archeologico cittadino.

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