Quel dibattito a decisioni prese

Bologna, 24 lugli 2016 - Prendiamola da un punto di vista metafisico: Platone utilizza la ‘partecipazione’ per modulare le connessioni tra la realtà delle idee e quella delle cose. Lo stesso percorso avverrà nel mondo cristiano, per spiegare cos’è il Creatore e cosa sono le creature, suggerisce Tommaso d’Aquino. Prendiamola da un punto di vista filosofico: la legge di partecipazione lega tutti i singoli componenti di natura e società. Prendiamola, infine, da un punto di vista politico: il concetto di partecipazione è connesso a quello di libertà politica e, come sintetizza perfettamente un noto dizionario filosofico, la libertà politica consiste nella possibilità di prendere parte alle decisioni pubbliche.

Può dunque definirsi davvero «un progetto partecipato per Bologna», come campeggia in maxi corpo nel trionfale video-promo diffuso venerdì, il percorso che ha portato alla creazione del Passante di Mezzo? La risposta non può che essere negativa, ed ecco perché utilizziamo il passato «ha portato» invece del futuro «porterà». Il Passante c’è già, al massimo si discute dei dettagli: i prossimi quattro mesi di incontri serviranno a questo, a far digerire un progetto, non a elaborare il progetto. E’ indubbio il valore estetico dell’opera, affidata a sapienti mani dal sindaco e da Autostrade, ed è altrettanto indubbio il lavoro di mitigazione su verde e trama urbana (anche se fa sorridere, oppure piangere, che a programmare ‘ricuciture’ siano gli stessi amministratori che hanno sfilacciato il territorio). Allo stesso tempo ci chiediamo perché si sia scelto di sacrificare ancora una volta la periferia di Bologna, che ha già pagato in sessant’anni pesanti dazi sull’altare del traffico; e ci domandiamo anche se sarà sufficiente un allargamento come quello previsto per contrastare l’aumento dei flussi di traffico di qui a cinquant’anni.

Il trasporto su gomma pubblico, dalla provincia, dovrebbe essere più sviluppato, così come quello su ferro è ancora insufficiente, se pensiamo all’utilizzo medio in Europa. Eppure i sistemi andrebbero pensati insieme, coordinati, sbalzati, legati. Finora l’unico concreto nuovo progetto (quelli di cui discutiamo da trent’anni dovrebbero già essere realizzati e non mi pare ci possa essere nulla di cui bullarsi o per cui lodarsi) è stato quello del tram per collegare Stazione e Fico: non abbastanza.  Partecipazione, a nostro parere, è ben altro. Virginio Merola lo sa benissimo. Così come sa perfettamente che un sindaco eletto con il 39,4% dei voti al primo turno (dunque scelto da 68mila persone su 300mila) e al ballottaggio con il 54,6% deve stare attento nei movimenti e nelle scelte. Non a caso, Merola ha costruito un maxi staff che però, per quanto visto finora, dà più l’impressione di un tank a copertura, invece che un ponte proiettato verso l’esterno, media e cittadini inclusi. Sa anche (a ragione) di essere stato legittimato dal voto (anche se il voto è stato risicato) e dunque di poter scegliere per il bene della sua comunità. Ma davvero in questo progetto del Passante il sindaco, i comunicatori, gli altri amministratori e il Partito Democratico dimostrano attenzione (ergo, attitudine alla partecipazione) nei confronti dei 232mila cittadini che non la pensano come loro?

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