Bologna, 12 febbraio 2013 - CHI NON ha mai sognato, svolgendo un lavoretto da ragazzo, il giorno in cui sarebbe diventato ricco, magari proprio grazie a quel lavoro pagato poche migliaia di vecchie lire? Su con la vita, si può fare. Luca Montebugnoli, patron di Best Union, è riuscito a trasformare un’attività che fin dai quindici anni gli permetteva di racimolare i soldi per concedersi i lussi degli adolescenti, pizza e birra con gli amici, nel cuore della sua azienda da 40 milioni di euro di fatturato.

«Ho iniziato prestissimo — spiega — come maschera al Paladozza durante le partite della Virtus e della Fortitudo. Strappavo i biglietti. Nel tempo mi sono laureato in Scienze statistiche e sono andato a New York con un gruppo di amici. Lì ho avuto la folgorazione».

Com’è arrivata?
«Sono andato al Madison Square Garden e ho capito tante cose».

Ci sono andato anch’io e non ho capito niente.
«Mi sono reso conto che le maschere erano un gruppo organizzato».

Cosa avevano di diverso da quelle del Paladozza?
«Stesse divise, il nome sul taschino e si muovevano insieme. Incuriosito, ho voluto intervistare il direttore».

Implacabile.
«Mi ha detto che dirigeva duecento persone, tutto l’anno. Anche se i responsabili degli spettacoli o degli eventi sportivi cambiavano, il servizio di biglietteria e hostess era sempre lo stesso».

Così è tornato qui e…
«…mi sono inventato una società di servizio che forniva cassieri, maschere, hostess e interpreti per eventi sportivi, spettacoli o congressi».

Poteva metterla su ovunque.
«Ma a Bologna c’era tutto. Le squadre di calcio, di basket e la Fiera. Oltre all’intelligenza tecnica necessaria grazie all’università e alle Aldini».

A Best Union come ci è arrivato?
«Nel ’99 ho inglobato una società di produzione software che mi permettesse di gestire anche le biglietterie elettroniche e il controllo accessi di un qualsiasi evento».

Pacchetto completo.
«Mancava ancora qualche passo. Nel 2000 è entrata nel capitale Fininvest. Ci diede 2 miliardi e mezzo di lire per farci sviluppare i software. Pensavano che potessimo diventare la biglietteria del loro portale, Jumpy».

Che poi si è inabissato.
«Nel 2004 ho rilevato le quote Finivest e sono entrati Luciano Pavarotti e Giorgio Seragnoli. Che poi hanno ceduto a loro volta a Stefano Landi, presidente degli industriali reggiani e a Giuseppe Camillo Pilenga, che ci ha trovati in modo curioso».

Come?
«E’ andato per anni con la famiglia al parco Disneyworld di Orlando. Leggeva che biglietteria e accessi erano gestiti da Best Union. Così ha voluto conoscermi e investire nell’azienda».

Cotanti soci vi hanno permesso lo sbarco in Borsa.
«I soci, l’attività, i fatturati e i capitali che ci abbiamo messo. Siamo quotati tra i nove e i dieci milioni di euro e abbiamo un fatturato che viaggia verso i quaranta milioni».

Con quale tipo di clienti?
«Oltre a Disneyworld, Ocean Park, a Hong Kong, Waterpark, il più grande parco acquatico del mondo, le Fiere di Milano, Bologna e Verona, il Colosseo, il Cenacolo, i musei civici di Venezia, Roma, Napoli e Firenze, i teatri la Scala, il San Carlo, il Comunale di Bologna, il Carlo Felice».

Marco Girella