Bologna, 9 gennaio 2014 - RINCARI in arrivo anche per le seconde case con l’introduzione della Tasi. Se verranno confermate le indiscrezioni di questi giorni che parlano di un’aliquota dell’11,1 per mille — contro il 10,6 della vecchia Imu — il conto da saldare per i bolognesi proprietari di una seconda abitazione in città diventerà ancora più salato. L’aumento medio dovrebbe attestarsi poco sotto il 10%. E questa volta, a differenza di quanto potrebbe succedere sulla prima casa in assenza di sostanziose detrazioni, colpirà tutti, in modo abbastanza equo, senza distinzioni tra classi sociali più agiate.

Magra consolazione, perché il 2014, che era stato presentato dal governo come l’anno di una vera e organica riforma della tassazione sulla casa, in grado di diminuire la pressione fiscale sul mattone, rischia sempre più di diventare quello della stangata per i proprietari di un immobile. Per quanto riguarda le seconde case, affittate a prezzi di libero mercato o non occupate, il governo è intenzionato ad aumentare l’aliquota Tasi fino all’11,1 per mille. Come si traduce questa riforma per le tasche dei bolognesi? Con un aumento dell’esborso da pagare pari almeno al 9,5%. Un’abitazione accatastata come signorile (categoria A/1) potrebbe pagare 775 euro in più, mentre una di classe economica (categoria A/3) vedrebbe una maggiorazione di 136 euro. Rincari anche per le popolari (categoria A/4, +64 euro), le abitazioni civili (categoria A/2, +270) e i villini (categoria A/7, +401). Dovrebbero essere invece salvaguardate le seconde case affittate a canone concordato, per cui, a meno di ripensamenti, l’aliquota dovrebbe restare ferma al 7,6 per mille.

CIFRE su cui però permane lo scetticismo e il giudizio negativo degli operatori del settore. «L’aumento del carico fiscale per le abitazione in affitto e a disposizione era già stato talmente significativo nel recente passato da rendere, di fatto, impraticabile la strada di ulteriori aggravi — commenta il direttore generale di Nomisma, Luca Dondi —. Il fatto è che a Bologna il 90% degli immobili residenziali risulta accatastato nelle categorie A/3 (economico) e A/4 (popolare). Continuare a ragionare sulle aliquote perdendo di vista il problema principale, ovvero le basi imponibili degli immobili, non consente di correggere le iniquità e in alcuni casi finisce addirittura per ampliarle. Servirebbe una riforma organica finalmente consapevole, ma non sembra essere questa la strada intrapresa».

a. z.