Bologna, 31 marzo 2014 – L’EXPO 2015 metterà Milano sotto i riflettori del mondo. Il tema di questa edizione — che riguarda tecnologie, cultura, tradizioni e creatività legate al settore dell’alimentazione e del cibo — fa sperare in una ricaduta positiva anche per la nostra città. Il cibo, infatti, è uno degli elementi identitari di Bologna, riconosciuto a livello internazionale. Il rischio, però, è che Milano diventi una irresistibile calamita per fiere e manifestazioni legate al cibo.

Il dubbio — visto da Confcooperative, socio al 3,39% di BolognaFiere — lo pone il presidente Daniele Passini. «Siamo sicuri — afferma — che dopo l’Expo, la fiera dell’alimentazione Cibus resti a Parma?». Traduzione libera: non sarebbe il caso di portare Cibus a Bologna, finché (forse) siamo in tempo? E magari fare un pensierino anche anche a Macfrut, la fiera dell’ortofrutta che si tiene a Cesena? «Insieme con Fico (il grande parco tematico dell’agroalimentare che sorgerà al Caab, ndr) fare convergere a Bologna altri appuntamenti importanti per il settore farebbe della nostra città un punto di riferimento internazionale».

Passini, insomma, vede con favore l’ipotesi — lanciata ieri dal Carlino — di ‘affiancare’ a Fico sia Cibus sia Mcfrut (oltre a qualche altro salone della gastronomia sparso qua e là nella regione) per realizzare «un polo da sogno» legato all’enogastronomia. Passini, sollevando il tema Cibus, invita a stringere i tempi, «prima che il policentrismo fieristico della nostra regione venga superato dai fatti».

L’IPOTESI di concentrare sotto le Due Torri, oltre a Fico, eventi legati al cibo, trova «totalmente d’accordo» Daniele Ravaglia, direttore generale di Emil Banca, socio di BolognaFiere. «Fico è una straordinaria occasione per realizzare sinergie importanti».
Coglierla per accentrare manifestazioni legate all’enogastronomia (ci sono anche il Sigep di Rimini, per gelateria e pasticceria; i saloni delle birre artigianali) renderebbe Bologna «la capitale della gastronomia riconosciuta nel mondo. Vogliamo essere davvero la città del cibo? lo dicono in tanti, ma senza fare seguire i fatti concreti».
Le sinergie contribuirebbero anche a quel rilancio di cui la fiera ha bisogno: «Ormai è questione di vita o di morte — avverte Ravaglia —. Si devono prendere decisioni che vadano nella direzione dello sviluppo» di BolognaFiere.

LE SCELTE della politica fieristica sono in mano alla Regione. E «proprio con l’aiuto della Regione la nostra città potrebbe diventare il baricentro di quel vasto mondo che ruota attorno all’agroalimentare», commenta Gianluca Muratori, presidente di Confartigianato, che insieme con Assimpresa detiene il 6,23% di BolognaFiere.

Di certo, la fiera di Bologna «è una realtà per la quale va ripensata la strategia di sviluppo a medio e lungo termine». E, partendo dalla presenza di Fico «sarebbe opportuno tenere presente che alcune fiere dell’agroalimentare sparse in regione potrebbero essere portate nella nostra città, per farne una vera capitale internazionale del cibo».

Luca Orsi