Bologna, 8 aprile 2014 - Il quadretto raffigurato dalla foto qui sopra (Enzo e Deanna con il figlio Davide e la gamma di batterie Aliant) è la migliore rappresentazione di ciò che vuol dire ‘impresa di famiglia’. Unico vulnus: manca Daniela, la primogenita dei Dal Pozzo, collegata in videoconferenza. Conviviale l’atmosfera: «Elsa Solution e il successo di Aliant — spiega Enzo, il capofamiglia — sono frutto del duro lavoro di una vita che, per noi, è prima di tutto una passione di famiglia».
 

Dal Pozzo, come ha cominciato?
«Il legame con l’automazione è presto detto: siamo a pochi metri dalla Sacmi. Elsa Solution nasce, invece, dallo sviluppo di una parte commerciale e legata all’import di Elettronica Santerno, di cui fui uno dei fondatori. Un business alternativo che, nel giro di qualche anno, intravide lo spazio per affermarsi a tutto tondo. Così diventammo una società a sé stante».
Quando il commercio chiama...
«L’azzardo ha pagato. Siamo passati da 2 persone a un organico di 15 dipendenti, aggiungendo nel tempo l’installazione e l’assistenza tecnica ai prodotti che prima importavamo e distribuivamo soltanto».
Quanto ha faticato, dica la verità, a convincere i suoi figli a proseguire?
Risponde Davide: «Mia sorella ed io siamo entrati in pianta stabile ufficialmente al termine degli studi, lei in amministrazione e finanza, io in ingegneria meccanica. Ma siamo qui in azienda da sempre, e da sempre ci piace pensare a cosa inventarci...»
Ecco: cosa vi siete inventati?
«Nel 2009 è nata Aliant, una rivoluzionaria gamma di batterie al litio».
Aggirare la crisi differenziandosi...
«A dire il vero non è stato quello il motivo. Più che altro la convinzione che, per crescere, avremmo dovuto internazionalizzarci e innovare».
Non dirà in giro che siete gli inventori dele batterie al litio?
«Aliant è diversa».
In cosa?
«Nella potenza, nell’ecologia e soprattutto nel peso e le dimensioni. Aliant garantisce prestazioni superiori a una normale batteria di avviamento e trazione con il 75% di peso in meno e una durata da 3 a 10 volte superiore».
A chi vuole che interessi il peso della batteria che ha nel cofano, scusi?
«Forse non agli automobilisti normali. Ma pensi all’ansia di contenere il peso che c’è in ambito sportivo. Abbiamo detto ai motociclisti, i piloti di rally e di aereo che potevano risparmiare il 75% del peso della propria batteria...».
È stato facile?
«Nel 2010 eravamo dei perfetti sconosciuti, e le assicuro che per uno sportivo la marca di ogni componente è qualcosa di sacro. È un mondo chiusissimo: ci si basa solo su conoscenza diretta e affidabilità».
Insomma, com’è andata?
«In realtà è bastato convincere il primo. Il quale, dopo aver ponderato le prestazioni, il peso e l’affidabilità, ha fatto il passaparola...»
E oggi?
Vendiamo decine di migliaia di pezzi l’anno, per l’80% all’estero, con una famiglia di formati differenti e in continua evoluzione. Il fatturato di Aliant rappresenta oggi il 15% del totale di Elsa Solution. Vendiamo in Italia, Germania, Giappone, Brasile».
Dai motori elettrici per l’industria alle batterie al litio per lo sport: come vi è venuto in mente?
(sorride). «Sarà l’aria: non vede? L’autodromo è a due passi».

Simone Arminio