Bologna, l’Università cerca i migliori economisti 'fuggiti'. Stipendio alto

Assegno di ricerca di durata triennale: tantissime le candidature arrivate. Ubertini: "Dobbiamo recuperare competitività"

L’Alma Mater di Bologna da’ la caccia ai migliori economisti sulla piazza (Foto Ansa)

L’Alma Mater di Bologna da’ la caccia ai migliori economisti sulla piazza (Foto Ansa)

Bologna, 11 gennaio 2017 - L’Alma Mater di Bologna dà la caccia ai migliori economisti sulla piazza, per lo piu’ talenti italiani fuggiti all’estero. Il dipartimento di Scienze economiche dell’Ateneo ha vinto a novembre il concorso della Fondazione Universities di Unicredit, ricevendo un fondo da 150.000 euro da destinare a un assegno di ricerca di durata triennale, rinnovabile.

La novita’, rispetto al passato, e’ prima di tutto nello stipendio: il ricercatore che verra’ reclutato potra’ contare su una busta paga piu’ alta dei suoi colleghi, grazie appunto al finanziamento della fondazione, arrivando quindi a uno stipendio in linea con gli standard internazionali (e dunque competitivo). Una seconda novita’ riguarda le modalita’ di selezione. Per la prima volta, infatti, il dipartimento ha pubblicato in ottobre una manifestazione d’interesse a livello internazionale, con cui ‘pubblicizzava’ la selezione per due posti da ricercatore.

Hanno risposto in 400 e i 40 candidati che sono stati scremati dal gruppo sono stati intervistati a meta’ dicembre a Bilbao all’edizione 2016 del “PhD job market”, la ‘fiera’ che ogni anno permette alle Universita’ di reclutare a livello internazionale i migliori economisti sul mercato. Il dipartimento ha quindi selezionato 30 studiosi e poi ha bandito un concorso pubblico, che si e’ chiuso oggi, sulla base del quale nel giro di un mese verra’ stilata una ‘short list’ di 10 persone. Il primo in graduatoria verra’ reclutato col meccanismo del ‘top up’ (cioe’ a stipendio rialzato) grazie al finanziamento Unicredit, mentre il secondo avra’ una busta paga standard.

“Speriamo che anche altri enti prendano esempio - commenta il rettore Francesco Ubertini, oggi in conferenza stampa - ci serve massa critica per recuperare competitivita’ come Paese”. Circa tre quarti dei 30 candidati al concorso sono italiani, anche perche’ “investiamo su persone che intendono rimanere qui - sottolinea il direttore del dipartimento, Giorgio Bellettini - ma neanche noi avevamo idea di quante persone ci sono la’ fuori che vogliono tornare in Italia”. Matteo Cervellati, del dipartimento di Scienze economiche, aggiunge: “Ci sono tanti italiani, con profilo elevatissimo, che per la prima volta hanno la possibilita’ di tornare in Italia”. Il meccanismo del job market, invece, di solito “non lo consente” se non con Atenei privati come la Bocconi, che godono di un “reclutamento piu’ flessibile”.

Anche per questo, lancia l’appello Cervellati, “l’Ateneo dovrebbe aiutarci adeguando i modi e i tempi del reclutamento” a quanto fanno gli Atenei a livello internazionali, che chiamano gli studiosi a inizio anno, mentre l’Alma Mater, bandendo i concorsi in giugno (per motivi organizzativi e di finanziamento da parte del ministero) rimane tagliata fuori dalla caccia ai migliori talenti. “Abbiamo aperto una strada per gli Atenei pubblici - sostiene Bellettini - seguendo lo stesso tipo di procedura delle altre universita’ del mondo”. Ma non e’ stato facile. “E’ stata un’impresa epica e gravosa per la nostra burocrazia - sottolinea - le altre universita’ non fanno i concorsi pubblici e questo non ci aiuta. Io credo che ci siano le condizioni per pensare a una modalita’ diversa, con chiamata diretta. E se poi la persona scelta non e’ di qualita’, l’Ateneo paghera’ con una riduzione del fondo premiale. Bisogna superare le diffidenze sul reclutamento da parte delle Universita’ italiane”. Anche Giannantonio De Roni, segretario generale della Fondazione Universities di Unicredit, e’ convinto che “gli Atenei pubblici possano trarre giovamento da questa iniziativa”.

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