Fondazione Carisbo, il presidente Sibani ritira le dimissioni

E’ entrato dimissionario e ne è uscito ancora in sella all’ente di via Farini

Il presidente Sibani (foto Schicchi)

Il presidente Sibani (foto Schicchi)

Bologna, 21 aprile 2017 - Le dimissioni che solo ieri venivano definite irrevocabili, sono state, infine, revocate. Il presidente della Fondazione Carisbo, Leone Sibani, è entrato dimissionario nel cda urgente di oggi e, dopo quasi tre ore di discussione, ne è uscito ancora in sella all’ente di via Farini. Dunque, anche su sollecitazione di parte del cda, ha rivisto la decisione presa dopo che la scelta, che lui stesso assicura di avere condiviso, ovvero la redistribuzione di alcune deleghe di peso ad altri esponenti del consiglio di amministrazione (gestione del patrimonio immobiliare e mobiliare, rapporti con le altre fondazioni e con l’Acri, relazioni con le istituzione cittadine), era stata presentata come una sorta di commissariamento, l’ultimo schiaffo di un organismo ostile al suo presidente.

Sta di fatto che Sibani resta, ma rispetto a quanto deliberato mercoledi’, non ci sono stati cambiamenti o passi indietro. “Il consiglio di amministrazione della Fondazione convocato dal presidente Leone Sibani ha confermato la collegialità operativa quale strumento condiviso per i diversi ambiti di intervento della Fondazione stessa, nel rispetto della rappresentanza statutaria”, si legge nella breve nota diffusa al termine della riunione. “Il presidente Sibani ha comunicato la revoca delle dimissioni in ragione della fase di significativo impegno che attende la Fondazione nell’ultimo anno di incarico del consiglio di amministrazione”, prosegue il comunicato stampa. “Mi sento un presidente con i pieni poteri. L’equivoco nasce dal fatto che si è parlato di sottrazioni di compiti al presidente che di fatto non sono avvenute. I compiti definiti dallo Statuto non vengono toccati”, afferma il banchiere. “Non sono pentito, credo che nella vita si possa cambiare idea- afferma- io ho ritenuto che ci fossero le condizioni per farlo. Poi, si può anche sbagliare”. Il presidente Sibani riferisce di aver ricevuto una richiesta “unanime” di ripensamento.

“Ho spiegato che, perche’ ritirassi le dimissioni ci doveva essere presa d’atto che qualcosa cambia, una diversa atmosfera e un diverso clima”, ha riferito lasciando Casa Saraceni dopo il cda. In realtà, c’è chi ricostruisce diversamente quanto accaduto oggi. Perche’ in effetti gran parte del consiglio d’amministrazione lo ha invitato a tornare sui suoi passi, minimizzando il racconto fatto dai giornali di quanto accaduto nella riunione di due giorni fa, ma c’è stato anche chi avrebbe preteso che “nessuna concessione” fosse fatta in cambio del ritiro delle dimissioni. Puntualizzazioni che fanno prevedere che l’ultimo anno di mandato per Sibani non sara’ comunque facile e che le tensioni sono tutt’altro che superate. D’altra parte, sostituirlo non sarebbe stato facile: il vicepresidente, Gianfranco Ragonesi, il piu’ quotato tra i papabili alla presidenza, pare avesse fatto sapere di non essere disponibile ad accollarsi il compito. Detto questo, adesso che garanzie di governalita’ ci sono per il presidente che resta? “L’impegno di lavorare collegialmente con la migliore coesione possibile. Non è che io possa fare un atto di fede sulle persone. Quindi quali garanzie ho? Che questo è un lavoro collegiale nel quale tutti siamo impegnati”, afferma Sibani. Di certo, le contestazioni nei suoi confronti (e gli sgambetti) non sono mancate. Del cda, però, Sibani assicura di fidarsi. “Sì, sennò non avrei ritirato le dimissioni. Sono 61 ani che sono alla Cassa di risparmio. Molte persone le conosco da quando avevamo i calzoni corti, quindi so cosa aspettarmi”, dice. Sul comunicato diffuso al termine della riunione il presidente assicura che c’è stata una condivisione unanime.

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