Casalecchio, calano i titoli di coda sulla Imt

Chiusa la procedura straordinaria, sono partite 39 lettere di licenziamento

IN GINOCCHIO Una parte  degli ormai  ex dipendenti  della Imt di Casalecchio, l’azienda che  fa parte  del gruppo Paritel

IN GINOCCHIO Una parte degli ormai ex dipendenti della Imt di Casalecchio, l’azienda che fa parte del gruppo Paritel

Casalecchio, 7 aprile 2017 - Ieri a mezzanotte si è chiusa la lunga fase di procedura straordinaria per l’Imt di Casalecchio, l’azienda meccanica appartenente alla serie di aziende in crisi del gruppo Paritel e contemporaneamente sono partite le 39 lettere di licenziamento agli altrettanti lavoratori che non sono stati assorbiti dall’unico ramo di azienda passato alla piacentina Grinding Technology.

Il peggiore degli esiti possibili secondo lavoratori e sindacati, che per rendere meno disastroso l’impatto sul sito produttivo di Casalecchio sperano nell’approvazione in extremis della proposta di acquisto del ramo di azienda De.Ci.Ma da parte di Marus: l’impresa con una quarantina di dipendenti specializzati nella carpenteria metallica con sede a Settimo Torinese, storica fornitrice (nonché forte creditrice) di Imt, che è stata l’unica azienda a presentare una offerta di acquisto per l’ultimo tassello della galassia di storici marchi della meccanica bolognese del gruppo che fa capo all’ing. Luca Peli.

Un’offerta che venne annunciata all’ultimo tavolo di crisi presso la Città Metropolitana, ma che il ministero per lo Sviluppo economico non ha considerato completa.

«L’offerta è stata fatta, però secondo il Ministero ci sono degli aspetti da approfondire, non ultimo il piano industriale», spiega Marino Mazzini di Fim-Cisl. Insomma fino all’ultima ora concessa dalla proroga alla procedura di amministrazione straordinaria non era ancora sciolto un nodo fondamentale per la conservazione del sito produttivo di via Cimarosa e per il salvataggio di almeno una parte dei posti di lavoro. Si parla infatti di un massimo di quindici lavoratori che, secondo quanto ipotizzato da Emiddio Ursillo, amministratore di Marus, potrebbero avere il profilo di competenze per mandare avanti la produzione delle macchine dentatrici.

«In questo settore siamo un’eccellenza riconosciuta e il paradosso di questo fallimento è che avremmo tanti ordini. Il lavoro c’è e noi siamo sull’orlo del licenziamento», avevano commentato amareggiati i lavoratori che a fine marzo avevano allestito un presidio a Palazzo Malvezzi. Dopo quel tavolo istituzionale si era svolto l’incontro fra gli altri dirigenti della multinazionale Gleason (il miglior cliente di De.Ci.Ma.) dalla quale sarebbero arrivate rassicurazioni sugli ordinativi. Solo oggi, probabilmente, sapremo se almeno De.Ci.Ma. sarà salva con i suoi 15 dipendenti.

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