Stoorm5, la tempesta di dati non conosce limiti / VIDEO

Premio Mascagni. Industria 4.0 è la piattaforma informatica per le aziende

Maurizio Lenzi, industry manager, e Aldo Campi, ad dell’azienda ‘Stoorm5’

Maurizio Lenzi, industry manager, e Aldo Campi, ad dell’azienda ‘Stoorm5’

Bologna, 14 marzo 2017 - Stoorm5 è una giovane e realtà, nata come startup nel 2015 dall’idea di Aldo Campi e Carlo Giannelli, che sviluppa prodotti e servizi di Internet of Things grazie alla piattaforma software Stoorm5. I prodotti forniscono monitoraggio e controllo real-time di dispositivi remoti da singole macchine industriali a intere catene produttive. Stoorm5 supporta la raccolta, aggregazione ed elaborazione di dati relativi a dispositivi eterogenei in un singolo centro di controllo. Grazie alla versatilità della piattaforma Stoorm5 è già stata realizzata una suite di prodotti per il controllo e la gestione remota di impianti industriali, sistemi ICT ed energetici. Stoorm5 permette la creazione di applicazioni IoT con semplici passaggi, la tecnologia IoT è dentro la piattaforma. I dispositivi vengono connessi a Stoorm5 e controllati esternamente, con sistemi software esistenti o con nuove app. I dati inviati a Stoorm5 vengono memorizzati e resi disponibili in real-time su database SQL o NoSQL. I dati sono memorizzati con un data model che permette l’analisi con tecniche di Business Intelligence e Big Data. Una volta connessi gli oggetti a Stoorm5 è possibile monitorarli e comandarli direttamente dalla piattaforma, cambiare parametri, inviare comandi e fare debug remoto in caso di eventi imprevisti. Stoorm5, che investe circa l’80% del proprio fatturato annuale in ricerca e sviluppo e occupa 3 dipendenti, ha chiuso il 2016 con un giro d’affari in crescita del 33% sull’anno precedente

Quando Aldo Campi e Carlo Giannelli, un ingegnere elettronico e un ingegnere del software, dottori di ricerca, nel 2015 hanno deciso di lasciare l’Alma Mater per fare impresa in proprio, si sono chiusi in una stanza e in un paio di anni è nato Stoorm5.

Campi. Di che si tratta?

«Di una ‘tempesta di dati’, storm, a cui abbiamo aggiunto un’altra ‘o’ per formare il simbolo dell’infinto, a ricordarci che la nostra piattaforma non ha limiti».

A cosa serve?

«A supportare l’Internet of things, Internet delle cose, nelle aziende».

Chi legge e non è del mestiere non ha ancora capito.

«Si tratta di una piattaforma informatica in grado di raccogliere le informazioni provenienti da ogni singola macchina o computer in un’azienda. Stoorm5 raccoglie questi dati eterogenei, li analizza, li traduce in un linguaggio unico e li riporta in un’unica interfaccia».

L’Industria 4.0. Ma gli imprenditori emiliani sono soliti dire: ‘noi ce l’abbiamo già’.

«E’ vero: nell’immaginario diffuso basta avere una macchina collegata con un’altra macchina per parlare di Internet delle cose, di Industria 4.0».

E invece?

«Non basta che una pressa comunichi col proprio computer di controllo, o che uno scaffale di magazzino parli al suo software di gestione. Occorre che tutti questi collegamenti verticali, settore per settore, siano resi comunicanti in orizzontale tra loro, per creare una rete in grado di: raccogliere le info, analizzarle e ridurne la complessità, tradurle in un linguaggio omogeneo, restituirlo a chi gestisce l’azienda in modo comprensibile e veloce».

Ma in quanti sono disposti a buttare via la loro struttura di gestione per affidarsi a voi?

«Ma l’innovatività consiste nell’essere universale e già pronta all’uso all’80%. Il 20% fa parte degli aggiustamenti minimi, azienda per azienda».

Le difficoltà principali?

«Ce ne sono tre. La prima è convincere le imprese ad avere bisogno di noi. Per questo all’Interporto sta nascendo il nostro Lab: gli imprenditori ci pongono un problema, noi in una settimana troviamo la soluzione e realizziamo un demo per far tastare loro con mano i risparmi».

La seconda difficoltà?

«Convincerli che non dovranno buttare nulla: ci limitiamo a chiedere di sostituire solo eventuali sensori o controlli eccessivamente obsoleti».

La terza?

«L’Italia si bea di avere tante startup, ma le aziende hanno paura di affidarsi a un’impresa appena nata. È il motivo per cui, grazie ad alcuni investitori e a un industry manager, Maurizio Lenzi, abbiamo deciso di strutturarci in modo finanziariamente più stabile».

Come, non crediamo nelle startup?

«La reazione principale è ‘Siete bravi, ma non vogliamo diventare vostri clienti, piuttosto vi assumiamo».

E voi cosa rispondete?

«Anche noi siamo un’azienda, e siamo in piena crescita».

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