Salvini trascina Fabbri, la Lega diventa il secondo partito

Il sindaco di Bondeno ha raggiunto percentuali impensabili solo qualche settimana fa e il Carroccio ha surclassato Forza Italia Lo speciale elezioni: affluenze e risultati

Matteo Salvini e Alan Fabbri (Fotoschicchi)

Matteo Salvini e Alan Fabbri (Fotoschicchi)

Bologna, 24 novembre 2014 - SOFFIA il vento della Lega su Bologna e l’Emilia-Romagna. La campagna elettorale aggressiva di Matteo Salvini ha funzionato: il candidato Alan Fabbri, sindaco di Bondeno (uno dei due comuni di tutta la regione a superare il 50% di affluenza), ha raggiunto percentuali impensabili solo qualche settimana fa e soprattutto il Carroccio, nella competizione tutta interna al centrodestra, ha surclassato Forza Italia.

Insomma, in consiglio regionale, l’opposizione, oltre alla pattuglia a Cinque Stelle, sarà soprattutto di colore verde più che azzurro. Anche a Bologna città i numeri ridisegnano una mappa dei valori decisamente rovesciata rispetto a ieri, senza che la fuoriuscita di un volto storico come Manes Bernardini abbia avuto strascichi negativi.

UN RISULTATO figlio della massiccia presenza di Matteo Salvini nelle ultime settimane in regione. Addirittura, nei manifesti elettorali, c’era la faccia del segretario nazionale al fianco del nome di Fabbri. Salvini su questa tornata elettorale ha scommesso una buona parte delle sue fiches da leader nazionale: ha spaziato a 360 gradi, finendo anche a casa di Raoul Casadei a cantare ‘Romagna Mia’(VIDEO), ma soprattutto ha cavalcato uno dei temi simbolo della Lega, la lotta all’immigrazione senza regole.

Ed è innegabile che l’unico guizzo fuori dagli schemi di questa campagna elettorale priva di colpi di scena è stata l’aggressione subita durante la visita al campo sinti di via Erbosa da parte di alcuni attivisti dei centri sociali di Bologna. La vicenda ha occupato i rotocalchi nazionali, dando visibilità ai temi del Carroccio e al suo candidato che ha definito «epocale» il risultato di ieri. Solo venerdì scorso, di passaggio in città, l’ex ministro Renato Brunetta, berlusconiano di ferro, aveva assicurato che «il sorpasso non ci sarebbe stato».

Ma l’espressione, preoccupata e quasi rassegnata, del coordinatore regionale di Forza Italia Massimo Palmizio al suo fianco raccontava più di qualsiasi frase di circostanza lo stato d’animo dei suoi. I candidati del Cavaliere, orfani del loro leader nazionale che non ha potuto fare campagna elettorale, hanno perso forza e visibilità, un terreno che sarà dura recuperare nei prossimi mesi, di fronte a un alleato così scatenato.