Castel Maggiore (Bologna), 17 dicembre 2014 - «Mio nipote era sano come un pesce e non riesco a capacitarmi per questa morte improvvisa e senza senso. E mi domando come mai nella scuola non ci fosse un defibrillatore che avrebbe potuto salvargli la vita». Il nonno Ignazio Benenati è in lacrime nell’appartamento di piazza Amendola, a pochi metri dal nuovo municipio di Castel Maggiore.
È disperato per avere perso suo nipote, Enrico Adamo. «Ero disoccupato da anni e senza soldi. Poi, finalmente, due giorni fa, avevo trovato lavoro come muratore. Sembrava fosse l’inizio di un periodo buono e invece, all’improvviso il mio Enrico se n’è andato».
Benenati aspetta di riabbracciare la figlia: «Tornerà stasera alle 22,30 e devo andare all’aeroporto a prenderla. Mia figlia vuole riportare suo figlio in Sicilia. Non vuole che resti qui a Castel Maggiore, perché la nostra famiglia è del Sud. Non so che cosa fare e come muovermi: sono distrutto dal dolore».
La nonna «non vuole rassegnarsi alla morte di Enrico e pensa che sia ancora nella sua cameretta. Voglio però ringraziare le persone che ci sono state vicine. In tanti sono venuti qui a casa nostra per dimostrare quanto volessero bene alla nostra famiglia e a nostro nipote».
Il nonno ricorda con affetto il suo Enrico: «Lo vedo ancora con lo zaino in spalla mentre va a scuola. Non aveva mai avuto problemi e io sapevo che si sarebbe sempre comportato bene. Era un ragazzo sano e straordinario. Aveva un grande cuore e ha sempre dimostrato rispetto e educazione verso tutti. Mi voleva bene come se fossi suo padre. Soprattutto dopo che era morto il suo genitore».
Benenati torna sull’assenza di defibrillatore: «Prima dobbiamo capire quali siano le cause della morte. Non voglio dare giudizi affrettati, ma mi sono informato e in quella scuola manca questo strumento fondamentale. È chiaro però che bisognerà aspettare l’autopsia per capire come mai il mio Enrico se n’è andato».