Etichetta sessista, pro e contro

Il duello

Il duello

Bologna, 24 febbraio 2015 - PRO. Bulgaria, Mozambico, Lesotho, Bangladesh, Kazakistan, Thailandia. Che cos’hanno in comune? Che stanno tutti molti posti sopra all’Italia (al 69esimo gradino) nella classifica stilata dal World Economic Forum sul ‘divario di genere’ . Bruttissime parole per dire che le vere pari opportunità, in Italia, sono pallide come un lavaggio mal riuscito. Eppure, sulla carta, le nostre leggi sono fra le più avanzate del mondo. Non basta. Non basta se la parità resta nascosta tre le pieghe della realtà, in questo caso: di una felpa. UNA semplice etichetta nasconde un mondo di consuetudini e pregiudizi. Ognuna di noi può scegliere se fare o no il bucato, finché si tratta di una scelta. È molto meno divertente quando si dà per scontato che un determinato compito sia solo femminile o solo maschile. Oggi, più che mai, l’evoluzione culturale – perché di questo si tratta, di evoluzione – passa attraverso le piccole incombenze quotidiane. Nessuno si sognerebbe mai di dire a una donna che il suo lavoro può essere meno retribuito di quello di un uomo. Ma è tanto simpatico (pare) indicarle l’oblò della lavatrice come se fosse il suo regno. Avanti, signori, potete fare di meglio. Anzi, dovete. Erica Zambonelli

CONTRO. Una tempesta in un cestello d’acqua, avrebbe detto lo zio Gomez, viziatissimo e adorabile cocco di mamma. Perché quella scritta sull’etichetta, in fondo e in alternativa alle noiose istruzioni sul lavaggio di una felpa, è un ironico, delizioso, delicato omaggio a tutte le madri, una carezza alla regina della roba sporca, l’inchino con ammorbidente alla fata che vinceva, che vince, che sempre vincerà tutte le macchie del mondo. Non sai cosa significhi ‘lavare in lavatrice a freddo’, o diffidi dell’intimazione ‘non stirare sulla stampa’? ‘Give it to your mum it’s her job’, dallo alla mamma, è il suo lavoro. E INVECE apriti oblò, sdegno al femminile e alla varechina: ecco il «messaggio sessista, denigratorio per gli uomini e i padri». Quando è chiaro come un paio di mutande bianche stese al sole che si tratta di una battuta, innocente, benevola, familiare. Da figlio (o figlia, ma sì) a madre, che sia donna di casa o di partito, massaia o professionista, angelo del focolare o colf. Le signore e signorine che si stanno stracciando le vesti, e le mollette, si tranquillizzino. Persino io so attivare una ‘rapida’, e ne vado fiero, ma come la mamma mai. Lei lo fa meglio. Anzi: «She does it better». Gianni Gennasi

 

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