La fame in Africa e i tesori del Vaticano

Bologna, 3 agosto 2015 - Anni fa ebbi occasione di vedere il tesoro vaticano. Rimasi senza fiato: ori, argenti, diamanti grossi come noci… Pensai che, con un solo pezzo, si poteva sfamare mezza Africa. Papa Francesco ha cominciato col ‘mercatino’ dei doni ricevuti dai capi di Stato esteri, ma un giorno, secondo me, metterà mano anche a quei tesori. Almeno lo spero. Angela Fanelli, Bologna

Risponde Beppe Boni, vicedirettore de il Resto del Carlino

Sembra improbabile che il Vaticano possa disfarsi del proprio patrimonio in questo modo. Per due motivi. Il Papa per quanto sieda al vertice dello lo Stato non ha da solo l’autorità per adottare una decisione del genere. In ogni caso il Vaticano è uno Stato sovrano che quindi come tutti gli altri possiede patrimoni, immobili, gestisce affari (non sempre cristallini, vedi lo Ior), offre le sue bellezze al turismo mondiale. Un Portobello dei tesori non risolverebbe il problema della fame in Africa. E l’Asia? Il Medio Oriente? E certi Paesi dell’America latina? Per aiutare tutti ci vuole altro. Servono piani condivisi fra i governi ricchi e stabili, servono grandi operazioni umanitarie. La fame nel mondo è un fronte su cui Vaticano e Chiesa sono già impegnati insieme ad altre istituzioni. Certo si può fare di più, ma il problema non si risolve con un’asta come da Christie’s.

beppe.boni@ilcarlino.net

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