«Abbiamo portato nella città del cibo il meglio della cultura marchigiana»

Dialogo con il presidente della regione, Luca Ceriscioli

PROTAGONISTI Luca Ceriscioli, presidente della Regione Marche. Qui sopra, un agricoltore marchigiano e, a sinistra, un panorama bucolico nel verde della campagna marchigiana

PROTAGONISTI Luca Ceriscioli, presidente della Regione Marche. Qui sopra, un agricoltore marchigiano e, a sinistra, un panorama bucolico nel verde della campagna marchigiana

Ancona, LA REGIONE Marche è scesa in campo in prima linea per Fico Eataly world mettendo in mostra una grossa rete di aziende in grado di collaborare tra loro. Luca Ceriscioli, ex sindaco della città di Pesaro per 10 anni, è presidente della Regione da giugno 2015.

Ceriscioli, con che proposte le Marche partecipano a Fico?

«Le Marche vogliono partecipare al parco dell’agroalimentare più grande del mondo perché sono la regione simbolo della meraviglia della biodiversità del Paese, e la cittadella del cibo nata a Bologna rappresenta un contesto unico, che unisce coltivazione, produzione, ristorazione, commercializzazione, studio, ricerca, didattica, cultura, divulgazione e conoscenza del meglio del nostro Paese. A Fico ci sono le eccellenze enogastronomiche e agroalimentari marchigiane, da sempre biglietto da visita di un territorio che ha fatto della qualità la sua scelta di campo. Partecipiamo con convinzione a questa iniziativa, perciò, che presenta e valorizza il meglio delle nostre produzioni».

Da quali motivazioni nasce questa scelta?

«La scelta di esserci è frutto di un percorso consapevole di valorizzazione del nostro territorio e delle sue ricchezze, che costituiscono un tutt’uno con la Storia, le tradizioni, l’arte, la cultura più profonda di questa regione, dove la natura si manifesta in tutte le sue forme, dal fascino del mare, alla dolcezza delle colline, fino all’incanto delle montagne. Una regione che, oggi più che mai, messa alla prova dalle pesanti conseguenze di un sisma senza precedenti, ha scelto di rialzarsi, subito, anche se tra mille difficoltà, senza perdere nessuna occasione di rinascita. Fico è un’occasione. Un’occasione importante, perché è il luogo che coniuga l’esperienza della bellezza in ogni sua forma, dall’arte all’enogastronomia, dalla storia all’agricoltura, dal gusto alla natura. E vuole raccontarla al mondo. Di questo noi, oggi, abbiamo bisogno, poiché non dimentichiamo che la vocazione delle aree colpite dal sisma è strettamente legata allo sviluppo rurale, alle forme di turismo legate all’ambiente, alla sostenibilità, ai prodotti enogastronomici».

Cosa vi aspettate, dunque, dall’evento?

«Partecipiamo con entusiasmo a questo progetto, che nasce e si sviluppa a pochi chilometri dai confini regionali. Le ricchezze e le peculiarità enogastronomiche sono per le Marche, in questo momento, sinonimo di continuità, soprattutto dopo il sisma. Il turismo enogastronomico è un segmento di mercato interessante che, da diversi anni, in Italia registra un’importante crescita e che proprio per questo motivo può essere per la regione volano della ripresa».

Fico può quindi servire per fornire modelli esportabili per realizzare eventi nelle Marche?

«Perché no. Quella di Fico è un’esperienza innovativa, a cui guardiamo con molto interesse. La Regione Marche investe nella qualità del territorio risorse importanti. Una qualità a 360 gradi che privilegia le bellezze naturali, le produzioni tipiche, i beni culturali. L’obiettivo è quello di promuovere una realtà che ha sempre fatto della pluralità il proprio punto di forza».

La città del cibo potrà servire da trampolino di lancio per progetti futuri? Magari di collaborazione con la Regione Emilia-Romagna…

«L’Emilia-Romagna è terra amica, oltre che vicina. Ha mostrato e mostra grande solidarietà verso le nostre popolazioni colpite. Penso che tutto ciò aggiunga linfa ad una collaborazione che è ed è stata sempre proficua».