«Vedere come nasce il vino è il modo migliore per amarlo»

Ruenza Santandrea è presidente del gruppo Cevico

AL TIMONE Ruenza Santandrea, presidente del Gruppo CevicoPASSIONE  Qui sopra, una composizione  di bottiglie che incorniciano i vitigni di Cevico A sinistra,  la campagna  di raccolta  dell’uva  Sangiovese

AL TIMONE Ruenza Santandrea, presidente del Gruppo CevicoPASSIONE Qui sopra, una composizione di bottiglie che incorniciano i vitigni di Cevico A sinistra, la campagna di raccolta dell’uva Sangiovese

Lugo (Ravenna),  «DOVE non è vino non è amore; né alcun altro diletto hanno i mortali». Se le parole di Euripide, dopo 24 secoli, hanno ancora un valore, nei calici all’interno di Fico non si sarebbe potuto bere un vino qualsiasi. A riempirli ci penserà il gruppo romagnolo Cevico, fra i più importanti consorzi vitivinicoli del Paese, cresciuto negli ultimi anni sotto la presidenza di Ruenza Santandrea.

Santandrea, quali sono le sensazioni a una manciata di giorni dall’apertura?

«Si respira un certo entusiasmo, perché la Fabbrica Italiana Contadina, che già dal nome evoca concetti importanti, sarà insieme vetrina per le nostre eccellenze e luogo di condivisione dei valori dell’agricoltura, nella quale entriamo dopo due anni di fervido impegno».

Qual è il rapporto tra i frutti della terra e il lavoro che li plasma?

«Parliamo di un legame indisssolubile che Fico renderà palese a tutti attraverso una vetrina che metterà insieme conoscenza e tradizione. Questo perché loro come noi hanno capito che solo attraverso la comunicazione e la promozione del territorio, è possibile valorizzare i nostri prodotti».

Una Romagna del vino che si apre al mondo, dunque?

«Cevico esporta già in 62 nazioni, dalla Russia al Giappone e alla Cina, e la nostra politica, che Fico in qualche modo ricalcherà, è sempre passata dalla visita diretta alle nostre vigne, perché l’agricoltura in sé, insieme alla tutela del paesaggio, deve essere più importante del mero fatturato».

Una filiera in mostra, quindi, specchio dei valori di chi l’ha resa importante.

«È proprio questa la caratteristica del progetto che ci ha fatto aderire in modo tanto convinto. Quello che ci ha sedotto, infatti, è la possibilità di dare conto di ogni passaggio, dal dissodamento del terreno all’imbottigliamento finale, frutto di uno sforzo titanico e di una visione emozionante».

Sforzi titanici e spazi ampi, per mostrare il meglio della biodiversità vinicola.

«La ‘Bottega del Vino’, complessivamente, occuperà un’area di 3500 metri quadrati, 2mila dei quali riservati alle vigne, e i vitigni autoctoni che vi troveranno casa saranno sessanta, per fornire un campione il più possibile rappresentativo delle oltre 500 varietà del nostro Paese».

Cevico, poi, entrerà in gioco direttamente, con il vino ufficiale di Fico.

«I vini saranno due, ‘Fico bianco’ e Fico rosso’, rigorosamente biologici e disponibili nella ‘Cantina Terre Cevico’, accanto a 8 vini sfusi dei quali si potrà assistere alla messa in bottiglia e tappatura. Si potrà poi assistere al funzionamente della linea di ‘bag in box bio’. Del resto, la nostra anima sostenibile si era già tradotta nei nostri sei vitigni ‘B.io’, lanciati qualche anno fa».

La vostra partecipazione, però, non si esaurirà qui.

«I nostri vini saranno presenti anche nel ristorante, che farà assaggiare a calice ben 100 etichette e che si chiamerà ‘100 vini e spuntini’. Poi, daremo il nostro contributo a un’enoteca da 2500 bottiglie e alla bottaia che riunirà 52 storici produttori italiani, mentre nella Cantina Terre Cevico ci sarà un nostro enologo».

Che caratteristiche avrà la vostra offerta didattica?

«Il punto forte sarà il percorso formativo dedicato ad ogni aspetto della produzione del vino, al quale parteciperemo, insieme alla mostra museale delle attrezzature del vignaiolo, e il taglio che daremo non sarà didascalico, ma punterà a suscitare emozioni, come in un buon documentario».