BolognaFiere, Boni: "Jambo addio, rilanciamo il Motor Show"

La ricetta del presidente per il rilancio: "Ristorazione tutta da migliorare"

Franco Boni, presidente di BolognaFiere da aprile (Foto Schicchi)

Franco Boni, presidente di BolognaFiere da aprile (Foto Schicchi)

Bologna, 15 maggio 2016 - Via i panini della Camst e addio a Jambo, la figlia prediletta di Duccio Campagnoli. Non se ne sta con le mani in mano Franco Boni: arrivato ad aprile alla presidenza di BolognaFiere, ha già messo le mani dappertutto. Partendo dai panini. Che sembra una battuta, ma è un discorso serio: «Cosa si aspettano i visitatori quando vengono in fiera a Bologna?» si chiede Boni nella sede di Nomisma, ospite di un convegno organizzato dal gruppo Pd #PerDavvero, con Andrea De Pasquale, Giuseppe Paruolo e i candidati in Comune Raffaella Santi Casali e Piergiorgio Licciardello. «Di mangiare bene».

Perciò «tra le tante cose da fare, bisognerà rimettere le mani alla ristorazione, che dev’essere di primo livello». Una questione concreta, aggettivo in cui si riconosce – chiarisce con orgoglio – «perché sono un reggiano dalla testa quadra, per di più con origini contadine». Perciò pochi fronzoli, e piedi per terra. Come sui conti del 2015: «Li abbiamo rimessi in cottura», scherza. Poi si fa serio: «Il bilancio verrà chiuso con qualche milione di passivo». Era sbagliato? «No, troppo ottimista». Ma «poiché sarà la base su cui costruire il piano industriale, davanti alle incertezze preferisco mettere un segno meno». Così farà con il parcheggio Michelino («che noi è un suicidio, però potrebbe tornare utile per Fico») e per la partecipazione a Expo Milano: era stata data in positivo, «ma io non mi fido di poterci recuperare delle somme». Su Jambo, invece, ha proprio tirato una riga: «Lo abbiamo salutato». Un altro attacco a Campagnoli, che su ampliamento ed entertainment aveva puntato tutto? «Ma no, no, è cambiato il mondo, io ne prendo solo atto: Jambo è una bella realtà che non ha sfondato. Non tutte le ciambelle riescono col buco. Meglio: in questo caso il buco c’era, ma finanziario».

E il Motor Show, allora? «Tra i due saloni – teorizza il presidente – c’è una bella differenza: Jambo può essere fatto dappertutto. Il Motor Show, che per la storia che ha merita di rinascere, non può che essere fatto nella capitale della Motor Valley». Anche in questo caso la cura Boni è in atto. «A fine giugno lo presenteremo insieme con una dozzina di case». E tra le conferme, «oltre a Fca può già annoverare Lamborghini». Poi: «auto d’epoca nelle piazze, sfilate di auto elettriche... Tan ti gli eventi ‘off’, perché ormai sono più importanti della fiera in sé, come insegna il Salone del Mobile». Con l’unica differenza che «loro fuori dal quartiere hanno Rho, noi abbiamo una città splendida». A dare sostanza alla sfida con Milano ci pensa Andrea Goldstein di Nomisma: «Dal punto di vista economico – spiega –, fatto cento il valore di Milano, Bologna è passata dal 34 al 46% in sei anni. E se si valuta l’intero sistema regionale, la cifra è sale dal 68% all’89%». Boni prende la palla al balzo: «Sul progetto di unificazione regionale non c’è tempo da perdere». E Bologna dovrà lavorare duro, perché se Rimini e Parma si sono rinnovate, noi dobbiamo rinnovare gli spazi. Lo sa bene Eima, che aspetta da tempo. «Quel discorso è a rischio – ammette il presidente –, sono fiducioso, ma non ho la bacchetta magica: serve un nuovo piano industriale e in fretta, ’ché siamo indietro come la coda del suino...». Concretezza. E origini contadine.

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